martedì 23 dicembre 2008

Regale nudità

L'Io nudo resta
col culo all'aperto
fingendosi Re.


Il vitale istinto di essere meglio degli altri, oggi che siamo lontani dai nostri antenati cacciatori/raccoglitori, non potendo provarsi sul campo, si soddisfa con il solo pensiero.
E' così che nascono innumerevoli vocine interiori che, nelle più disparte situazioni, non perdono occasione per dimotrare che "ce l'abbiamo più lungo" di qualcun'altro:
se l'avessi fatto io sarebbe stato meglio, se l'avessero affidato a me sarebbe stato più giusto, io avrei, io farei, io vorrei, io meriterei, io dimostrerei.....
e così via, in un tripudio di condizionali.

La mia vita scorre nel continuo commento interiore di ciò che vedo.
Tutta questa energia sprecata a dimostrare nella mia testa dove va a finire?

La bolletta energetica mi viene presentata a fine giornata, ed è spesso salata.
Meglio invetirle in altro...nelle piccole gioie che il mondo non si stanca mai di metterci davanti.

Quando il pensiero inutile e dannoso si trova spogliato davanti a quella cosa che possiamo chiamare coscienza...solo una risata cristallina si sente rimbombare dentro, all'altezza del cuore.
"Pensavi di essere Re e invece... mostri le chiappe, come le scimmiette del circo."

A quella voce sincera, tutte le illusioni cadono, e il re si toglie vergognoso di scena.

Diamo forza alla voce del bambino che abbiamo dentro,
che possa ridere ogni giorno gridando "...ma il Re è nudo!"

Buona vita

martedì 16 dicembre 2008

Un bel piatto di spaghetti

Per cuocere gli spaghetti cosa bisogna fare?
Si prende una pentola piena d'acqua, si mette il sale e la si fa scaldare a fuoco vivo.
Quando l'acqua bolle si buttano dentro gli spaghetti.
Appena la pasta è cotta la si scola e la si condisce a piacere.

Semplice no?

Invece sapete come li faccio io?

Una volta che la pentola è sul fuoco e inizia a bollire...spengo la fiamma e lascio raffreddare.
Me ne vado per un quarto d'ora, poi torno e riaccendo la fiamma.
Arriva il bollore e spengo di nuovo, poi me ne vo' a zonzo, ancora per un po'.
E così per un po' di volte....

Stupido, eh? Direi di si
Consumo del gas? Tanto
E gli spaghetti? Chissà quando se li mangio....

Eppure faccio così:
Quando, dopo una serie di sforzi per vincere le resistenze delle mie convinzioni, mi preparo al cambiamento, il livello di energia si alza e sento che qualcosa può cambiare in me... ecco che disperdo tutta l'energia accumulata, mi perdo nelle mie piccole rassicuranti preoccupazioni quotidiane...la temperatura si raffredda e torno al livello di prima, con le stesse limitazioni di sempre.

Se invece so cogliere il momento giusto e "butto la pasta", allora qualcosa si trasforma.
La pasta da secca e indigesta, diventa morbida e nutriente...cibo per la vita : )

Buon appetito!

Federico

Il gardino murato

Quando tengo in mano mio nipote Tommaso, sento la sua presenza limpida.
Il suo stare al mondo è pieno di saggezza.

Il suo corpo è colmo di gioia fin dentro ogni cellula.
I suoi occhi rivelano un'anima antica.

Tant'è che a volte, quando lo tengo al petto e lo guardo, e i suoi occhi incrociano i miei, per un attimo non so più se sto guardando mio nipote o mio nonno.

L'anima col tempo viene imprigionata tra le mura della mente, la luce che un tempo rischiarava la coscienza diverrà lumicino e le tenebre regneranno sul giardino del cuore.

Finchè un canto, dal profondo, tornerà ad infiammare e a gettare luce su tutto quello che nel buio è cresciuto intorno: rovi, muri, erbacce...

Alcune piante alla luce moriranno, altre avranno bisogno del fuoco vivo per essere estirpate...
finchè il giardino del cuore tornerà a risplendere del verde rigoglioso della vita.

E ciò che doveva compiersi si sarà compiuto.

Buona vita

Federico

venerdì 12 dicembre 2008

E come l'anno scorsooooo.....

Spiaggia di Pietrasanta.

Sono piccolo e, con la mia famiglia, decidiamo di andare al largo sul pattino.
Non capita spesso e sono molto emozionato: è un'esperienza che mi attrae, ma mi fa anche un po' paura.
Lasciamo la riva dietro le nostre spalle, davanti a noi si apre l'orizzonte marino e l'acqua da azzurra diventa di un blu intenso. Le mie gambette si vedono in trasparenza nell'acqua fresca, mentre il pattino scivola di gran lena, sotto le spinte poderose del mio babbo.
Le giunture in corda che legano il remo scricchiolano e a me sembra di essere su un vascello....

D'un tratto ci avviciniamo ad una boa arancione, mio padre lega la corda e ci prepariamo a fare il bagno. L'acqua intorno è limpida e gli schizzi che fanno i tuffi di mio fratello mi fanno rabbrividire la pelle, accaldata dal sole di mezzogiorno.
Mio padre mi invita a buttarmi, ma io non c'ho voglia...in realtà ho un po' paura.
Non so nuotare tanto bene, e poi magari viene qualche pesce strano, oppure una medusa....

Insomma sto lì sul bordo, con le gambe a mollo a guardarli mentre giocano in acqua.
"E' bellissmio qua, dai buttati!" grida mia mamma, anche lei in acqua "siamo venuti fino qui e rimani sul pattino? Sei proprio un bischero!" rincalza il mio babbo.
Niente. Più mi chiamano, meno ho voglia di entrare in acqua...la mente continua a immaginare i peggio mostri marini....

Mio padre sale sul bordo con me, cerca di convincermi ma l'unica cosa che vorrei è che rimanesse lì con me. Vorrei che salissero tutti sul pattino e tornassimo a riva, per andare a giocare con i castelli di sabbia, per tornare ai giochi tranquilli della riva....
Niente. Ad un certo punto mio padre si ributta in acqua "vai in cuffia!" mi dice e torna a nuotare.

Sono solo sul bordo e li guardo. Dentro sento un turbine di pensieri, di preoccupazioni....poi penso "se sono in acqua loro vuol dire che è sicura...e se si divertono vuol dire che posso divertirmi anch'io...".

Mi tuffo.
Il fresco dell'acqua d'un tratto è una sensazione stupenda, nuotare sembra diverso qui. Raggiungo i miei che sono lontani dal pattino e ho ancora un po' di timore, ma loro ci sono. Sono intorno a me, mi rassicurano. E giochiamo e ridiamo e ci schizziamo.
Adesso vorrei che non finisse più.

Buona vita

Federico

mercoledì 10 dicembre 2008

Commodore 64

Quando ero ragazzino i miei mi comprarono il Commodore 64, quello che caricava i giochi con la cassetta nel mangianastri...

Nell'unica cassetta di giochi che avevamo io e mio fratello (rigorosamente copiata) c'era un gioco che mi piaceva particolarmente: era un egizio che doveva superare varie prove di forza.

Il personaggio passava in mezzo alle serpi, saliva le scale di una piramide altissima, camminava in mezzo al fuoco... tra queste doveva passare anche in mezzo a due file di lancieri che scagliavano le loro lancie contro di lui: ecco questa prova è quella che mi ricordo meglio perchè ci perdevo un sacco di vite!
E mio fratello, che mi guardava da dietro le spalle mentre mi agitavo convulsamente, mi diceva "stai calmo, mica ci devi passare veramente!"

Il gioco era pura finzione, eppure mi agitavo un casino quando dovevo passare in quella file di lancie....potere della mente....

A volte, guardando con sincerità alla mia vita, mi sembra che quella fila di lancie appaia di nuovo sullo schermo.

Forse conviene spegnere il computer e uscire all'aria aperta a giocare : )

Buona vita

Federico

martedì 9 dicembre 2008

Il Paese delle idee storte

E' l'ora in cui i bambini si preparano alla nanna, siamo seduti per terra e Lucia legge una storia che parla del Paese delle idee storte.
Viene da sorridere a pensare che alcune sono molto "realistiche", si potrebbero sentire al telegiornale o in qualche discussione da bar.

La forza delle idee storte è che sono un bene comune, comuni a molta gente.

Sul divano, Daniele e Lucia ci parlano di vaccinazioni, di medicine...quante idee storte ci sono in giro!
"Ho fatto il vaccino anti-influenzale e mi è venuta l'influenza...pensa se non l'avessi fatto!"
Una logica tutta sua....un po' storta...eppure diffusa.
E se poi a suggerirmela è una persona in camice bianco....anche la divisa fa la sua parte : )

Nella storia di Lucia il protagonista è il matto del villaggio...l'unico ad avere le idee chiare e dritte...
Alla fine diventa sindaco e convince tutti a provare a fare i matti per un po' di tempo.
I cittadini provano e si accorgono delle idee storte che avevano.

Come si dice: "provare per credere!" : )

Buona vita

Federico

lunedì 8 dicembre 2008

La scatola degli scacchi

Difficile dire quanto bagaglio bisogna portare per un viaggio.
Soprattutto quando c'è da camminare.

Quando sono lì, con il bagaglio da fare sul letto, passo in rassegna tutto quello che vorrei portare e mi acorgo che dovrei inserire un mare di roba... persino la scatola degli scacchi sembra necessaria per godersi il viaggio.

In qual momento mi torna alla memoria che c'è da camminare, mi immagino con tutta quella roba sulle spalle e cerco di fare un po' di discrimine: cosa è realmente utile per questo viaggio?
Bene, è già qualcosa, ma non abbastanza: infatti una volta, anche dopo questa domanda, ho messo in borsa la scatola degli scacchi... :)

Ciò che penso essere utile, non sempre è realmente utile.
Ma di questo posso accorgermene solo quando inizio a sudare.
Quando la salita si fa critica, e le gambe scricciolano sotto il peso dello zaino, è necessario lasciare qualcosa, cercare l'essenziale.

Se la vita è come un viaggio, il cuore è come lo zaino: contiene tutto ciò di cui ho bisogno per vivere.

Se parto per la montagna, alcuni pesi inutili li posso vedere da subito, mentre faccio lo zaino.
Altri li posso vedere solo dopo un certo lavoro di gambe.
Perchè più la salita si fa dura, più è necessario liberare il cuore.

Buon viaggio

Federico

mercoledì 5 novembre 2008

La bottiglia d'acqua

La fonte d'acqua
si apre il cammino
nella dura roccia

E' la storia di una bottiglia d'acqua che arriva su un'anomima tavola di un vecchio ristorante del centro. Il cameriere l'ha portata per sbaglio ad un avventore di passaggio.

L'avventore la osserva, si accorge che l'etichetta è molto rovinata, quasi illeggibile, probabilmente viene da qualche angolo dimenticato della cantina.

La assaggia... c'è qualcosa che non saprebbe dire, qualcosa di diverso dalle altre acque.
Decide di indagare. Prova a ricercare qualche indizio nell'etichetta, ma non si legge che qualche parola.
Chiede allora al cameriere, niente.
Il proprietario del ristorante riesce a recuperare solo il numero del fornitore di acque.
Il fornitore non è sicuro, ma crede che provenga da una ditta ormai chiusa, lontano dalla città.

L'avventore è spinto dalla curiosità di sapere e dalla voglia di assaporare ancora quell'acqua...
Percorre una strada di campagna che finisce al limitare di un bosco di montagna. Poco distante vede la vecchia fabbrica.
Sulla porta arrugginita dal tempo c'è un foglio di carta, incredibilmente integro:
"La fonte dell'acqua è ai piedi del monte" c'è scritto "buona fortuna".

Il cercatore d'acqua percorre il bosco finchè, in mezzo al verde, sente lo scrosciare della fonte.
Si precipita ad assaporare la fresca vitalità dell'acqua che ne sgorga libera: è incomparabilmente più buona di quella che aveva assaggiato al ristorante, più pura.

Il cercatore alza lo sguardo e vede un sentiero che porta alla cima del monte. Rinfrescato e rincuorato, si prepara al cammino. Adesso capisce il senso di quel "Buona fortuna".
Una nuova avventura lo attende.

Buona vita

Federico

martedì 4 novembre 2008

The wind of change

Il vento sferza
con vivace forza
le foglie morte

Quando accetto il cambiamento è come se mi rendessi conto per la prima volta che una parte di me non serve più.
Uno schema appreso in anni di esperienza, di colpo diventa inutile...a volte dannoso.
Gli schemi mentali appresi come tante foglie secche, piccole o grandi, nascondono il germe della vita nuova.
Poi arriva il vento e le porta via, ad una ad una.
Quelle più resistenti sfidano la forza del vento...ma prima o poi, se il vento persiste, cadono inesorabilmente a terra.

Ogni volta che scendo nel mio cuore, prestando ascolto al silenzio, quel vento prende forza e fa il suo lavoro.

Le foglie sono lì, per terra. Chi lo avrebbe mai detto.
E il ramo nudo si riposa in attesa di un nuovo germoglio.

Diamo forza al nostro vento : )

Buona vita

Federico

giovedì 30 ottobre 2008

Botanica sociale

"L'albero può crescere verso il Cielo solo se le sue radici affondano in profondità verso il cuore della Terra. Siamo semi di alberi che si sono addormentati nella terra umida: è venuto il momento di risvegliarsi."
P. Sullivan

In questo periodo di proteste di piazza, sempre più mi pare saggio riuscire ad affondare la nostra voglia di cambiamento nella semplice e fertile terra della realtà.

Sperimentando nuovi modi di fare società.

Cercando la scintilla che fa brillare gli occhi appena svegli e ci fa camminare sostenuti verso le nostre mete.

Buon vita
Federico

martedì 28 ottobre 2008

Il signore delle mosche

Mosche ronzano
intorno alla faccia,
guai chi le scaccia


Mi accorgo che le preoccupazioni principali della mia giornata sono delle emerite cavolate.

Mi danno fastidio le lamentele dei miei colleghi, mi dà fastidio l'atteggiamento spento del mio capo, mi dà fastidio il tempo che minacci pioggia...

Poi, quando mi ricordo di restare in silenzio e ascoltare i battiti della mia vita, allora queste preoccupazioi svaniscono...

Il giorno dopo neanche me ne accorgo...eppure ci sono ancora.
Semplicemente è cambiato qualcosa.
Per un poco l'attenzione si è spostata dal fuori al dentro.
Il dentro è fiorito e il fuori è cambiato.
Anche se il mondo continua ad andare allo stesso identico bizzarro modo.

Buona vita

Federico

martedì 14 ottobre 2008

Uccelli migratori

Passiamo lenti
come stormo d'uccelli
verso il Sole.


Mi accorgo che spesso le mie giornate passano con l'unico obiettivo: essere riconosciuto.
Cerco apprezzamento per quello che faccio, sguardi verso di me, ammirazione....
E quando ce li ho non mi riempiono, ne vorrei di più.

Poi, nei momenti di raro silenzio, si affaccia il sentimento che mi ricorda gli obiettivi più profondi che mi sono dato in questo passaggio terreno...

Allora, come un uccello migratore che si è perso, mi rimetto in fila con gli altri compagni di viaggio

e il Sole mi illumina il viso.

Buona vita

Federico

lunedì 13 ottobre 2008

Il prestigiatore

Sul far della sera, per le vie di Bergamo Alta...

La gente in strada nel giorno di festa.
Un uomo ed un vecchio cilindro in testa,
la barba lunga e gli occhi sfuggenti.
Sul volto un sorriso a mezzi denti:
le carte si muovono velocemente,
spariscono e tornano magicamente.

Gli occhi son tutti dove lui dice:
"guardate le mani attentamente"
la gestualità ipnotizzatrice
svia l'attenzione della gente.
Il trucco c'è ma non si capisce,
sta nella mente di chi si stupisce.


Buona vita

Federico

mercoledì 8 ottobre 2008

La ginestra

Martedì 7 ottobre
Università degli Studi di Milano.
Esame di Poesia.

Vale "Proprio bella questa poesia di Leopardi...la Ginestra...molto profonda"
Fede "Spero che non mi chieda le Grazie, spero che non mi chieda le Grazie..."

A Vale è stata chiesta la Ginestra e alla Fede le Grazie.
Un classico.

Questo mi ricorda ancora una volta che se creo un contesto positivo intorno a me è più probabile che le cose vadano come vorrei. Altrimenti succede il contrario.
Se andassi a dirlo in giro penso che l'80% delle persone sarebbe d'accordo con me, giusto?
Chi negherebbe che rilassarsi ed essere positivo aiuta a far bene un esame?

Eppure ci sono maree di studenti e studentesse ansiosi che si riversano nelle aule di esame, anche se sono preparati.

La questione non è se sanno come far bene un esame.
La questione è "quale me si presenta davanti al professore?"
Quello che sa cosa è bene fare o quello che pensa che l'esame andrà male e che i professori sono tutti delle merde?
A noi la scelta...

Buona vita

Federico

lunedì 6 ottobre 2008

L'etereo volo della farfalla

"Il nostro sviluppo è simile a quello di una farfalla.
Noi dobbiamo "morire" e "rinascere",
come l'uovo muore e diventa bruco,
il bruco muore e diventa crisalide,
la crisalide muore perchè a sua volta possa nascere la farfalla.
E' un lungo processo, e la farfalla vive solo un giorno o due. Ma il disegno cosmico si realizza.
La stessa cosa vale anche per l'uomo.
Dobbiamo distruggere i nostri involucri protettivi. I bambini non ne hanno; e quindi dobbiamo diventare come dei bambini piccoli".
G.I. Gurdjieff - 2 giugno 1922 - Prieuré

Le parole di questo sapiente armeno risvegliano in me il ricordo di quello che è giusto e utile fare nelle vita: costruire e poi lasciar andare.
Costruisco una risposta agli stimoli esterni (un guscio).
Meccanicamente diventa uno schema rigido.
Con sforzo posso lasciarlo andare e aprire nuovi orizzonti.

Se, al momento opportuno, lascio andare l'uovo che mi proteggeva e che adesso mi costringe....
posso guadagnarmi l'etereo volo della farfalla.

Buona vita

Federico

Miracolo al multisala

Sono appena tornato dal cinema.
"Miracolo a Sant'Anna" di Spike Lee

Per la prima volta in vita mia vado al cinema con mia madre e mio fratello... e già ero emozionato per questo. Poi il film era toccante.
E mi toccava tanto che in alcune scene mi mordevo le dita...giuro...

So che è una finzione, eppure mi sono identificato nel film con la mente e con tutte le scarpe.
Mi sembrava di essere dentro. Quando sparavano ci mancava poco che mi spostassi anch'io per evitare le pallottole.

Poi, in rari momenti, ho sentito di essere al cinema.
Nel senso: ho sentito di esserci, di essere seduto in poltrona, di avere intorno delle persone e tutto il resto.
Ma nella maggior parte del film ero "dentro": quindi non ero presente.
Non stavo vivendo la mia vita, fatta di emozioni, sensazioni, pensieri.... ho appaltato tutto al film.
Ho delegato il film a vivere quelle due ore per me.
Non è assurdo?

E' tanto assurdo che, anche quando esco dal cinema, il multisala continua a proiettare...nella mia mente.
E non smette mai.
A meno che mi fermi e inizi a sentire di esserci, di essere dentro il mio corpo, di avere intorno dlle persone..di avere una realtà che si muove intorno e che è del tutto eccezionale.
Basta accorgersene.
E allora.... andare al cinema non serve più.

Buona vita

Federico

sabato 4 ottobre 2008

Il ricordo del reale

In coda con la macchina.
All'ora del tramonto.

Le auto che si fermano e ripartono.
L'aria che entra da uno spiraglio del finestrino mi rinfresca la faccia.
Una luce rosata illumina la mia mano sul volante.

Il cielo è un telo colorato che nasconde una grande verità.

Siamo nulla in confronto alla grandezza dell'universo.
Se arrivasse adesso un asteroide, dal profondo del cosmo, annienterebbe tutto quello che ho intorno.
Le macchine, le case, le fabbriche...
le persone che conosco, le generazioni passate, la storia dell'umanità...

Eppure...

eppure, dentro di me sento che facciamo parte di quella grandezza e che c'è qualcosa che non finirà, qualcosa che tornerà a quella grandezza.

In un momento la mia "realtà" diventa un'illusione e lascia il posto al reale.
E la differenza si sente....

Buona vita

Federico

sabato 27 settembre 2008

L'albero allo specchio

Quello che mi affascina degli alberi è che crescono in due direzioni.
Una direzione evidente di crescita verso il Cielo.
Una direzione nascosta di profondità, verso il cuore della Terra.
L'una dipende dall'altra.

Secondo me, la bellezza dell'albero sta nella discrezione con cui porta a termine quotidianamente il grande compito che gli è stato affidato: collegare Cielo e Terra.

Crescere in profondità, radicare la vita nel proprio cuore, è quanto di bello e utile ci insegnano le piante col loro lento sussurrare.

Riflettendoci bene, infatti, anche l'essere umano sembra avere questa opportunità di "doppia crescita".
Più spingo la mente a frequentare il cuore, più radico la mia coscienza nella profondità e più posso crescere verso l'alto.

Buona vita

Federico

venerdì 26 settembre 2008

L'esercizio di Mate

Ripetizioni di matematica.
L'esercizio, prova e riprova, non viene con il risultato che c'è sul libro.
"Sarà sbagliato il libro!" dice la Giulia, seria.

Stasera al corso di gestione dello stress abbiamo compreso quanto sia importante rendersi conto della soggettività della realtà. Il mondo lo creo nella mia testa ad ogni istante.
Mille teste, mille mondi.

Però se riesco a mettermi nei panni dell'altro, esco dal mio ristretto punto di vista e vedo una realtà più ampia. Come un astronauta che esplora altri mondi.

Insomma, anche se non condivido le scelte del mio capo (per esempio), comprendo perchè le ha prese e smetto di incazzarmi.
Solo questo mi risolverebbe un sacco di problemi, sai?
Più serenità = più opportunità di trovare una soluzione alternativa allo scontro frontale, evitando le scelte sbagliate del capo e..... salvaguardando il mio fegato!

E allora perchè non lo faccio?
Solito discorso...se voglio volare alto devo superare la forza di gravità.

Ma se faccio uno sforzo, allora posso uscire dall'atmosfera ed entrare nel grande univrso, dove ci sono milioni di mondi da esplorare.

Sono passate alcune ore.
"Dai Giulia, prova a rifare l'esercizio, vedrai che trovi la soluzione" dice Vale.
Giuli fa l'esercizio. Il risultato viene.
Come nel libro.
"Allora il libro aveva ragione!"

Buona vita

Federico

sabato 20 settembre 2008

Scuola guida

Mentre andavo in macchina mi è venuto da pensare...
a come la mia vita la passo a pensare...
allora mi son detto che forse era meglio ascoltare.

Uno dice "dovrebbe essere più semplice ascoltare che pensare"
Ascoltare è passivo, pensare è attivo.
no?

Invece provando a farlo mi sono accorto che quello che faccio di solito è il contrario.
Penso in maniera passiva e automatica, mentre per accorgermi di ciò che mi sta intorno, devo essere attivo.
Eh, si perchè ad ogni istante la mente torna a pensare e devo cercare di distogliere i pensieri, altrimenti mi ritrovo a parcheggiare l'auto e non mi sono neanche reso conto del viaggio.
Ho perso la musica, i colori del cielo, l'aria fresca che entra dal finestrino.

Allora da questo punto di vista, mi dico che non c'è un'attività passiva e una attiva.
La differenza è tra quando una cosa la faccio col pilota automatico e quando la faccio stando alla guida del "mezzo" (mente-cuore-corpo).

Solo che a forza di usare il pilota automatico, mi sono scordato come si fa a guidare.

Tocca tornare a scuola guida!

Buona vita

Federico

martedì 16 settembre 2008

Il battito d'ali di una farfalla

Tiziano mi sta parlando.
La mia mente continua a pensare a quel che devo fare dopo.
"devo tornare a casa, stendere la lavatrice, però prima devo passare dai miei per prendere le cipolle...."
Vedo le sue labbra che si muovono, gli occhi che mi fissano.
Ma la mente fugge: cerca il controllo della situazione.

La volontà è quella di controllare tutto quanto gira intorno alla mia giornata.
La sensazione invece è che continui a sfuggirmi di mano.
L'assurdo è che più cresce questa sensazione, più la mente va mille.

Gli occhi azzurrri di Tiziano mi riportano per una attimo sulle sue parole.
La mente si inceppa. Molla il colpo e il cuore riprende fiato.
Qualcosa dentro di me mi dice di lasciar andare...
Le spalle si rilassano e incredibilmente le sue parole mi sembrano diverse.

Mattina di sole che filtra dalle persiane.
Musica di stoviglie nelle sere d'estate.
Pelle d'oca di un ricordo.
Gelato dopo una pedalata.
Profumo delle onde.

Alleluia
Il flusso della vita risorge dalle caverne della dimenticanza, per poi tornare a nascondersi.

Quando potrò sentire il prossimo battito d'ali di una farfalla?

Buona vita

Federico

lunedì 15 settembre 2008

E la nebbia...

La signora è curva sulla sedia.
Una vecchia gonna a fiori, di quelle che si trovano al mercato, copre le gambe accavallate, quasi incastrate l'una sull'altra.
"Spero di tornare a casa, è chiusa da un anno ormai. C'è un signore che mi cura l'orto da quando non ci sono. Ma vorrei essere li io...son stufa di star qua dentro..."
Muove solo la testa, quando finisce la frase accenna ad un sorriso sdentato.
"ma lo so, eh" ammicca "alla fine non tornerò mica più a casa mia..."
Per un attimo, nel suo volto scorgo segni di vita. Sembra avere un lampo di lucidità.
"Alla fine andrò a vivere con i miei nipoti....appena guarisco"
Niente.

La osservo mentre parla.
Una lunga cinta azzurrognola le cinge il petto.
E' legata alla sedia.
Per non cadere, dicono.

La verità è che non guarirà. La sua malattia è stata diagnosticata dai nipoti.
La badante costa troppo, troppi sbattimenti, meglio lasciarla in casa di riposo.

La menzogna serve per farla star buona.
Fa comodo a chi deve dimenticarla.
Fa comodo a chi deve tenerla su una sedia.
In fondo fa comodo anche a lei.

E la nebbia rende opaca la realtà...

Buona vita

Federico

sabato 13 settembre 2008

Il pane per il viaggio

"Porta itineris dicitur longissima esse"

Anche il viaggio più lungo comincia con un passo e il primo passo, si sa, è sempre quello più difficile da compiere.
In questo periodo due mie care amiche hanno compiuto il primo passo verso una nuova esperienza, verso un nuovo lavoro. Una decisione difficile, sofferta, che ha avuto bisogno di tempo.

La mente ci presenta una porta chiusa davanti al cammino.
Una volta aperta, la porta non esiste più.
La mente crea. La mente distrugge.

Le difficoltà immaginate sono come il grano passato al vaglio.
Le preoccupazioni inutili, alla prova dei fatti, volano via come la pula.
Le difficoltà reali si ridimensionano e alla fine mi rimane ciò che è reale: il grano.

Con sforzo lo macino.
Con attenzione lo impasto agli altri ingredienti.
Con pazienza lo lascio lievitare.
Con calore lo cuocio.

Sia benedetto il pane della vita!

Buona fortuna, ragazze!

Federico

venerdì 12 settembre 2008

Vuoi mezza mela?

Sto leggendo un libro di Fabio Volo.
Si chiama "Un posto nel mondo".
Tra le riflessioni interessanti, ne ho trovata una sull'amore che voglio condividere con te.

L'altra metà della mela

"un giorno Zeus volendo castigare l'uomo senza distruggerlo lo tagliò in due.
Poi, per curare l'antica ferita, inviò Amore, l'amico degli uomini.
Cercando di far uno ciò che era due, Amore tentò di medicare l'umana natura.
conclusione
...essendo una metà troveremo la felicità incontrando l'altra e diventando una cosa sola..."

"certo sono d'accordo. Ma l'altra metà da trovare non è una donna"

"Come non è una donna? Vuoi dire che troverò la felicità in un uomo?"

"...l'altra metà da trovare non è una donna: sei sempre tu. E' l'altra metà di te, la parte sconosciuta alla quale devi dare vita, per poterti finalmente incontrare. Per sempre. Questa è la vera unione in grado di liberarci da quel sentimento di solitudine che avvertiamo anche quando stiamo con qualcuno."

Insomma, la realtà spesso è "sto con te perchè non ho il coraggio di vivere il mio sogno e siccome neanche tu lo fai, siamo in due e mi consolo".
Quante volte viene la tentazione di pensarla così? Tutta la nostra cultura sembra spingere verso il matrimonio come tappa obbligata della vita, come punto da aggiungere nel pallottoliere della vita. Diventa fine e non mezzo....

Quanto è bello invece vivere l'amore come stimolo di crescita. Vedere nell'altro lo specchio di me stesso. Quella parte di me da scoprire, anche dolorosamente, ma che mi dà l'opportunità di vivere ogni giorno più in profondità.
E' allora che la mela d ciascuno torna intera.

Grazie Amore! : )

Buona vita

Federico

mercoledì 10 settembre 2008

Il nobile Vailati

Angela ci guarda con la sua bocca sorridente, tutta fremente di contentezza.
Mi stringe la mano come sanno fare i bambini. Come per aggrapparsi.
La bocca senza denti è sempre spalancata, ad assaporare il mondo.
La testa di pochi capelli sembra appoggiata ad un corpo non suo, più piccolo.
Gli occhi azzurri cercano nell'aria la luce di altri occhi.

Angela è una "signorina", classe 1917.
A guardarla sembrerebbe evidente che la vita sia un grande ciclo di morte e rinascita.
"Diventare vecchi è come tornare bambini" diceva mia nonna.

Nasciamo da un grande mistero, da un luogo buio veniamo alla luce.
Ci avviamo verso un grande mistero, verso un luogo buio...nuovamente in cerca della luce.

Angela è una signorina perchè ha rifiutato una proposta di matrimonio.
"Dovevo sposarmi col nobile Vailati, ma ho avuto paura che mi prendesse e mi lasciasse, come faceva qualcuno".

"Che fine ha fatto il nobile Vailati?"
"E' morto solo. Non si è mai sposato".

Val la pena di cedere alla paura?

La vita è fatta di tanti giri di giostra, diceva qualcuno.
Ad ogni giro possiamo liberarci della zavorra che non serve.
La paura, per esempio.
E chi sa che dopo questa vita ci siano altre giostre su cui poter salire...

Buona vita

Federico

domenica 7 settembre 2008

A chi somiglia il maestro del Panda?

Sono appena tornato a casa con Vale...
Cinema: "Kung Fu Panda".
Saggia presa in giro della saggezza orientale.

Una frase ci è rimasta impressa.
"Ieri è passato, domani è un mistero...e l'OGGI è un DONO...per questo si chiama PRESENTE".

Se penso a come vivo le giornate nella mia mente, invece, il passato e il futuro sono costantemente presenti.
Gli errori o i dipiaceri di ieri mi rimangono spesso attaccati ai pensieri di oggi.
Il domani, invece che essere atteso come mistero, lo immagino, mi creo delle attese basandomi su ciò che è stato... aspettandomi che il passato si ripeta o che si avveri qualche profezia. In realtà rimango costantemente deluso.

Se invece riesco ad accettare che passato e futuro non sono reali, perchè non sono presenti, allora il presente diventa l'unica realtà da conoscere e, sotto questa luce, riesco a vederlo come un dono.

"A present" come si dice in inglese.

Buona vita

Federico

P.S.: secondo Vale il maestro del Panda è uguale spiccicato a Papa Ratzinger... : )

venerdì 5 settembre 2008

Occhio non vede...

Guido verso casa e la mano fuori dal finestrino accarezza il vento, mentre i colori della notte brillano. Il velo dei pensieri si è alzato: per qualche secondo il vero sembra più vero.

Ma dove sono stati i miei occhi per il resto della giornata?

Buona vita

Federico

mercoledì 3 settembre 2008

Questione di lavatrici

"Come va con M.?" dico io mentre camminiamo.
Lei mi fa "sono sei mesi che ci siamo separati".
Gli alberi oscillano le loro foglie in silenzio.
Forse stasera pioverà.

F. "Qual è la ragione?"
S. "Questione di lavatrici..."
F. "In che senso?"
S. "Lui era stanco di farle al posto mio"
F. "E adesso?"
S. "Siamo stati anche da uno psicoterapeuta..."
F. "Scusa, ma tu sei una psicoterapeuta..."
S. "E' proprio questo il problema...."

S. continua a camminare, si vede che l'emozione dentro sta premendo, ma non la lascia uscire.
Tipo pentola a pressione. Poi un piccolo fischio e l'emozione a caldo esce, piano piano. La pressione diminuisce. Adesso mi parla con più calma. Mentre ascolto penso "come siamo simili...".

Quando so più cose dell'altro, mi sento in dovere di dire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Sono rare le volte in cui mi viene in mente di provare su di me il giudizio che porto fuori.
Di essere ciò che predico.

Così la teoria e la pratica sono come due vecchi amici che si frequentano raramente.
Sarebbe utile e bello farli incontrare più spesso.

Buona vita

Federico

martedì 2 settembre 2008

Insabbiamenti

"E stanno tutti aspettando che succeda qualcosa
Che tolga il velo di polvere dalla realtà"
L. Cherubini


In spiaggia, quando il sole scende, sembra che l'aria si profumi di lontananza.
C'è chi se ne va a casa e chi resta a godersi i riflessi argento del mare.
La sabbia intanto si raffredda e custodisce, quasi di nascosto, gli oggetti che il giorno ha dimenticato.
Un power ranger, che Matteo ha lasciato vicino all'ombrellone, è già mezzo insabbiato. Nessuno se ne è accorto e a poco a poco la sabbia lo ha circondato.

Un po' come i sogni che lasciamo lì, al sole delle nostre speranze.
In balia della dimenticanza sabbiosa che tutto nasconde, che tutto copre con il suo velo.
Finchè un alito di vento che arriva dal nord ne scopre un lembo.

E' sempre bene guardarsi in giro prima di abbandonare la spiaggia: qualche sogno può rimanere insabbiato.

Buona vita

Federico

lunedì 1 settembre 2008

Il principe Costante

Stasera ho realizzato un fatto con tutto me stesso e vorrei parlarvene.

Fin da quando sono piccolo, quando sbaglio una voce dentro me dice "non sei capace".

Conseguenza? Stavo da solo per tanto tempo, quasi in un autocastigo, per espiare la "colpa" di non essere capace. In qualche modo questo mi piaceva, perchè comportava il fare nulla.

L'incapacità infatti rimaneva e io non facevo nulla di concreto per migliorare.
Ad ogni pensiero triste di questo tipo, mi sentivo con meno forze di prima, con meno voglia di fare, di migliorare.

Adesso che sono un giovinotto sembra che questa voce sia rimasta in me.
E a volte si fa sentire più forte.

Stasera l'ho sentita chiara e limpida.
"Non riesco a portare avanti il blog. Mi manca la costanza."
Tanto abattimento, poca energia dentro.
E domani la mia voglia di riprendere il blog sarà la metà.

Stasera, dopo tanto tempo, a quella voce ha risposto un'altra.
"Se ho sbagliato, posso rimediare."

Bentornato : )

Buona vita

Federico

giovedì 24 luglio 2008

Il gioco del secchio d'acqua

Quando ero piccolo c'erano alcuni fenomeni che mi sembravano magici: per esempio il gioco del secchio d'acqua, avete presente?

Si prende un secchio e lo si riempie d'acqua, poi si lega una corda e si inizia a girare.
Piano piano il secchio sale e l'acqua non cade dal secchio!
e più si dà spinta, più il secchio si alza, finchè si mette in posizione sdraiata e l'acqua è ancora li!
Miracoloso...eccone un'immagine esplicativa.

Poi da grande mi hanno spiegato che si trattava della forza centrifuga. Ma a quel punto il tutto aveva perso di interesse per me. Non aveva la stessa magia.

Oggi invece ero a pranzo con Franca e mi è venuto ancora in mente. Stavamo parlando di un fenomeno simile che succede nella nostra mente.

Il secchio con l'acqua rappresenta il livello delle mie frequenze cerebrali.
E ogni pensiero è una spinta che dò al secchio.
Nella situazione "naturale" il secchio dovrebbe tendere verso il basso: frequenze profonde, in contatto con la terra.
Ma normalmente la mia mente è piena di pensieri che fanno girare il secchio.
E a volte gira così tanto che vola nell'aria, lontano dalle cose importanti, perso nelle faccende superficiali.

Se invece inizio a fermare qualche pensiero, allora la spinta per un po' persiste, ma poi, lentamente, diminuisce. E il secchio scende, fino a toccare terra. La stabilità.

Poi mi è venuto un dubbio: e se l'acqua nel secchio fosse lo specchio della mia anima?

Per riempire il secchio devo tenerlo in basso.
Più lo riempio, più è difficile farlo girare.
Ma è anche più difficile fermarlo quando gira.

E infine, anche se gira, l'acqua me la ritrovo sempre lì : )

Buona vita

Federico

lunedì 21 luglio 2008

Questioni di scala

"Noi siamo ciò che i nostri pensieri hanno fatto di noi; perciò fate attenzione a ciò che pensate. Le parole sono secondarie, i pensieri vivono, viaggiano lontano. Se pensate a un disastro, lo vedrete; rimuginate sulla morte e affretterete la vostra dipartita."
Swami Vivekananda

Mi fermo ad osservare i miei pensieri. Qualche minuto basta per accorgermi che la mente è un mare in tempesta ed "io" sono su una barchetta.

Se mi identifico con quei pensieri, divento tempesta, confusione, disequilibrio.
Provo a prendere in mano il timone della mia piccola barca: le onde mi sbattono qua e là.
Ma se ogni volta che perdo il timone, riprovo, con perseveranza, allora può accadere qualcosa di magico...il mare può iniziare a placarsi, le onde ad allungarsi, diventare più morbide...posso riprendere il controllo della rotta.

Se questa è la mia mente nell'arco di cinque minuti...in qualche modo lo è anche la mia vita.

Una questione di scala.

Buona vita

Federico

venerdì 11 luglio 2008

La fonte

Avete presente un bambino vivace?
"Dove la trova tutta quell'energia?" si dice spesso.

Poi guardo me: alla sera, di ritorno dal lavoro, faccio fatica ad alzare un braccio.
Anzi, a volte mi alzo la mattina e sono già stanco prima di cominciare la giornata.
Eppure lavoro in ufficio.

Domanda: i bambini hanno più energia perchè sanno dove andarla a prendere o perchè non la sprecano in attività inutili?

La seconda che hai detto.
Mi affascina l'idea che dentro di noi possa esserci una fonte di energia, che si ricarica di notte e a cui potremmo acedere in qualsiasi momento. Ma non credo che i bambini sappiano dove trovarla dentro di sè.
Invece mi sembra evidente che gli adulti, a differenza dei bimbi, passino la giornata a far girare a vuoto il cervello intorno ai pensieri automatici, ai rimuginamenti sulle nostre sfortune o sulle fortune di altri, ai pensieri su come dovrebbero andare le cose che non vanno...

Basterebbe prima imparare a risparmiare questa energia mentale durante la giornata. Allora quella che ci è concessa ogni giorno ci avanzerebbe.

Pensate se riuscissimo ad accedere direttamente alla fonte!
Cosa saremmo in grado di fare?

Buona vita

Federico :)

martedì 1 luglio 2008

Lezioni di tromba

Anni fa, quando ancora suonavo la tromba, mi ero iscritto ad un corso di teoria e solfeggio.
La prima cosa che abbiamo imparato è stata la scala musicale delle sette note.
DO RE MI FA SOL LA SI e poi ancora DO
Al tempo mi è nata una curiosità: perchè tra tutte le note c'era un tono di differenza e tra MI-FA e SI-DO c'erano solo due semi-toni?
Risposta dell'insegnante "perchè è così". Grande insegnante.
Comunque, volevo raccontarvi come mi è nata la passione per la tromba.
Una sera vidi un film americano "Mo Better Blues" di Spike Lee, bel film con Denzel Washington nei panni di un trombettista jazz. Avevo sedici anni e iniziavo ad ascoltare il jazz, ho visto il film, mi piaceva l'atmosfera, mi piaceva l'attrice che impersonava la moglie del trombettista, mi affascinava la tromba.
Mi sono detto "se prendo una tromba e imparo a suonarla sarò proprio un figo".
Così ho chiesto ad un mio amico di prestarmela e ho iniziato a suonarla. Figo!
Poi ho chiesto ad un tipo di insegnarmi. E lì ho fatto il mio primo incontro con le scale musicali.
DO RE MI FA SOL LA SI e poi ancora DO
Un tot di esercizi al giorno... i primi giorni benissimo....poi ho iniziato a saltare qualche giorno "perchè tanto ve bene lo stesso"....poi sempre più spesso "perchè non c'ho voglia"....
Un giorno i miei hanno deciso di regalrmi una tromba nuova di zecca. Fighissimo!
Mi è tornata la carica e ho cercato un vero maestro di tromba. Oh, questo si che sapeva insegnare!
Poi sono ripartiti gli esercizi con le scale... DO RE MI FA SOL LA SI e poi ancora DO
Poi lui si è trasferito e mi ha detto di cercare un altro maestro.
"posso andare avanti da solo" mi son detto.
Dopo tre mesi la tromba era nell'armadio.
Dov'è tuttora.
Passati sette anni, ho trovato un libro che mi spiegava perchè tra MI-FA e SI-DO c'era un intervallo più breve. E pensare che la risposta ce l'avevo sotto gli occhi.
"La legge dell'ottava spiega perché in natura nulla si svolge in linea retta. Nel pensare e nell'agire tutto accade, di solito, in modo diverso da come vorremmo, anzi spesso in modo contrario. Nel Punto in cui l'onda rallenta la sua frequenza (intervallo breve MI-FA e SI-DO) avviene una deviazione dalla direzione originaria. Le deviazioni si sommano e la linea di sviluppo dell'ottava, ripiegandosi su se stessa, può giungere fino ad invertire il senso di propagazione e a chiudersi in cerchio.
Noi avremo la sensazione di avere sempre proseguito nella stessa direzione, in realtà siamo tornati al punto di partenza. Lo slancio iniziale dopo qualche tempo s'indebolisce, interviene un periodo di sfiducia e/o di stanchezza (MI-FA). Poi l'entusiasmo riprende ancora per un po' per poi subire un ulteriore calo in corrispondenza del successivo punto critico (SI-DO)."
Incredibile... quasi quasi riprendo a suonare la tromba : )
Buona vita
Federico

venerdì 27 giugno 2008

La lampadina difettosa

L., mi guarda con i suoi occhi spiritati, la mole del suo corpo sta in piedi davanti a me.

"pregare non vuol dire parlare a vanvera, o fare una cosa tanto per fare" dice

mi sta spiegando di quando stava cercando lavoro e un prete le dava i consigli su come pregare per trovarlo.
"mica si prega così e olè ti arriva il posto!" ride sguaiata, la sua risata ha un che di triste-allegria.

"pregare vuol dire prepararsi tutti i giorni ad ottenere ciò che si chiede. Vuol dire crederci e perseverare...oh, alla fine il lavoro l'ho trovato!"

L. fa la metalmeccanica adesso, non le piace ma, nonostante i suoi problemi psichiatrici, riesce a mantenere una casa e convive con il suo ragazzo. Anche lui con problemi gravi.

L. ha questo potere: lancia strali di luce involontaria, come una lampadina difettosa, lampeggia e a volte rimane accesa per qualche minuto.

E' allora che mi domando chi sia il vero pazzo tra noi due. Chi sia inconsciente.
E a volte, se riesco a svegliarmi dal torpore del pregiudizio, riesco a cogliere le perle che sa distribuire intorno.

Gioca al gratta e vinci, fuma una sigaretta, ride sguaiata e salta da un discorso all'altro.
Chi le darebbe quattro soldi per ciò che dice?

Eppure, col suo lampeggiare, mi fa vedere che nella stanza mancava la luce.

Buona vita

Federico

mercoledì 25 giugno 2008

Il re burlone e il masso

Un giorno un re burlone decide di mettere un masso in mezzo ad una strada stretta di montagna che portava ad un famoso monastero.
Passa di lì un mercante, tutto indaffarato: guarda il masso, impreca e prova a vedere se riesce a passare di fianco...ma niente: la strada è troppo stretta e il sasso la chiude tutta. Potrebbe provare a spostarlo, ma sarebbe troppo faticoso, allora torna indietro e decide di fare la via bassa.

Passa di lì una dama in portantina, con le sue damigelle al seguito e i suoi schiavi. Appena vede il masso viene presa dallo sconforto, i suoi schiavi potrebbero spostarlo, ma lei teme che sia un agguato orchestrato dai briganti per derubarla...così decide di fuggire via da quel posto, percorrendo la via bassa.
Passa di lì un sacerdote con il suo discepolo e appena si accorge dell'ostacolo fa finta di niente e dice al suo discepolo " conosco una via più breve per raggiungere il monastero, seguimi" e si incamminano anche loro per la via bassa.
Infine arriva un taglialegna, di ritono a casa dopo una dura giornata di lavoro. Ha la schiena spezzata dalla fatica, ma il buon umore di chi si è guadagnato la giornata. Vede il masso per la strada e la prima cosa che pensa è "meglio che sia capitato adesso che più avanti, ho ancora un po' di forze". Prova a spostarlo e dopo un po' di sforzi lo fa cadere giù dal burrone. Il masso rotola, rotola e si ferma proprio nel bel mezzo.... della via bassa, dove il mercante, la dama e il sacerdote sarebbero passati di li a poco.
Mentre sulla strada di montagna, incredibile ma vero, sotto il masso il re burlone aveva nascosto... un tesoro!
Il teglialegna con i soldi comprò il bosco intorno al monastero e condusse una vita saggia e ricca di soddisfazioni.
Buona vita
Federico

martedì 24 giugno 2008

Il Buddha sorseggia spuma bionda

Sono al bar a mangiare e viene al tavolo un bambinetto di circa quattro anni: occhi a mandorla, sorriso simpatico e testa rasata.

Sale sulla sedia, le gambe ciondoloni e appoggia il mento sui due pugnetti.
Poi con un esilarante accento tra il cinese e il bresciano mi fa "come ti chiami?".
Faccio il serio e rispondo "Federico, e tu?"
"Luciano"
Adesso però rido...

Luciano ha letteralmente portato il sole dentro al bar. Vederlo muoversi tra i tavoli è uno spettacolo. Senza timori, pudori, timidezze...si apre la strada con la sua calma serafica e il suo sorriso. Impossibile resistergli. Condivide con tutti le sue emozioni, senza "dighe emotive". Semplicemente fluisce...

Mastica lentamente le sue patatine, sorseggiando una spuma bionda in un minuscolo bicchiere.
Dal suo punto di vista il mondo va bene così.
E infatti il mondo gli si apre davanti, come un enorme prato verde sovrastato da milioni di aquiloni multiformi.

Lo guardo, sorrido e penso.

I bambini sono il nostro "paradiso perduto".
Ci danno un assaggio di ciò che possiamo riconquistare.
Tornare bambini è la chiave per il nostro personale paradiso in terra.

Buona vita

Federico

lunedì 23 giugno 2008

Saggezza popolare

Avete presente il detto "aiutati che Dio t'aiuta"?

Parla di un'esperienza che più o meno tutti noi abbiamo fatto nella vita: mettere un'intenzione chiara nelle proprie azioni migliora le possibilità di raggiungere il risultato.

l'amico dizionario suggerisce... intenzione=tendenza dell'animo verso un determinato scopo

Partiamo dal fondo:
devo avere uno scopo, un obbiettivo, UNO.
E qua ci sarebbe già da ridere: quando entro in una stanza di obbiettivi me ne vengono in mente un centinaio. E più sto attento più ne vedo.
Serve quindi il tempo per dissipare le nebbie della mente e fare una scelta.

Poi continua così:
l'obbiettivo deve essere determinato, circostanziato, CHIARO.
Bhe, mi posso anche dare l'obbiettivo di "essere attento verso gli altri", ma cosa significa, concretamente?
Serve il dono della sintesi e della concretezza.
Per esempio mi dico "ascolterò con attenzione quella persona, senza interromperla"

Prosegue:
e parla di animo. L'amico dizionario mi dice che devo fare una scelta chiara con la parte più profonda di me, sentire cosa è UTILE e importante in quel momento per me. E per sentire profondamente ho bisogno di coinvolgere tutto me stesso: tutto il corpo, tutto il cuore e tutta la mente.

Infine:
parla di tendenza. Tendere vuol dire anche "tirare una cosa allentata".
Quindi viene suggerito che una volta trovato un scopo utile e bello da concretizzare devo cercare di mantenere COSTANTE il mio proposito.
E perchè mai? Perchè la volontà continua ad allentarsi, a cambiare direzione. L'attitudine allo sforzo non è automatica e senza sforzo si va dove tira il vento: in questo caso il vento dei pensieri, delle cento intenzioni superficiali.

Ma c'è una cosa che l'amico dizionario non dice, ma la nostra esperienza e la saggezza popolare mostrano chiaramente.

Avere un'intenzione chiara produca una specie di magia.
In qualche modo, è come se, non solo io, ma anche ciò che mi circonda mi aiuti a raggiungere il risultato (il Dio t'aiuta di cui sopra).

Se in mezzo alle persone sono ben motivato e ho un'intenzione chiara, è come se la gente lo sentisse e agisse coerentemente con la mia intenzione.

Quante volte ci siamo trovati in situazioni assurde... le volte che eravamo ben motivati, positivi e con le idee chiare sono arrivati gli aiuti più inaspettati! Questa è magia : )


Buona vita

Federico

domenica 22 giugno 2008

Musica (parte seconda)

Prenditi una pausa, chiudi gli occhi, apri il cuore e ascolta questa poesia ....

Una Buona Domenica,

franca


http://www.youtube.com/watch?v=T7Hg8wO38-M


Io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo io lo so che non sono solo anche quando sono solo
sotto un cielo di stelle e di satelliti tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre quando da bambino lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall’alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli il ghiaccio sulle cose la tele dice che le strade son pericolose ma l’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l’odore della città il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma le idee di uno studente gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
la città è un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono che succede che si dice chi ci crede e allora ci si vede
ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c’è niente
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia
di svegliarsi e
di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l’unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l’appetito la sete
l’evoluzione in atto
l’energia che si scatena in un contatto
io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che non sono solo e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango io lo so che non sono solo anche quando sono solo io lo so che
non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
e mi fondo con il cielo e con il fango
e mi fondo con il cielo e con il fango

mercoledì 18 giugno 2008

Il presente assente

"C'è sempre tempo per farlo..."

ore 20:22 Ospedale di Crema, reparto cardiologia.
Mio padre mi guarda un po' di sbieco, non può alzare la testa perchè deve rimanere disteso per via dell'operazione alle coronarie che ha fatto oggi. Avrebbe dovuto fare un controllo a febbraio, ma ha rimandato...

"C'è sempre tempo per farlo..."

Ho una vecchia amicizia: avvelenata dalle cose non dette, soffocata dai meccanismi, dalle azioni-reazioni quotidiane. Adesso è un anno che non ci parliamo e quelle cose non dette rimangono dentro. Avrei dovuto chiarirle tanto tempo fa, ma preferisco aspettare il momento giusto...

"C'è sempre tempo per farlo..."

Quante volte mi sono detto questa frase, per dormire sonni tranquilli.
Quando la scelta si fa pressante, quando sento che c'è qualcosa di doloroso da affrontare, allora, dalle quinte della mia mente, esce fuori questa frase e mette tutto "a posto".

Di solito ne viene in rinforzo un'altra più sottile "adesso non è il momento giusto, occorre aspettare". Come se fosse un dispiacere! Invece una parte di me è contenta di posticipare, di aggirare l'ostacolo.

Ma l'ostacolo, inevitabilmente, si ripresenta più grosso.
E' così che vivo sospeso tra il passato e il futuro.
Tra il non fatto e il da farsi.

Eppure dietro ogni ostacolo c'è un'opportunità di crescita da cogliere.

"E' vero, c'è sempre tempo per farlo...ma è meglio farlo adesso!"

Riprendiamoci il tempo della vita, riprendiamoci il presente.

Buona vita

Federico

sabato 14 giugno 2008

Tra Coelho e Jim Morrison

"Il segreto è cadere sette volte e rialzarsi otto"
P. Coelho


E' proprio un segreto. Un segreto che rimane chiuso in me. Un segreto che io stesso mi nascondo.

Eppure è così semplice. Un affare da bambini. Li avete visti quando provano a camminare? Quanto tempo ci mettono a rialzarsi? E io invece quanto tempo ci metto ad ammettere l'errore e mettermi in moto per recuperare?

Eppure è così semplice. Rialzarsi è alla portata di tutti. E' il sentiero giusto che si mostra quando abbiamo sbagliato strada....basta aprire gli occhi e imboccarlo.

Eppure è così semplice: basta ricordarlo : )

Buona vita e un abbraccio

Federico

P.S.

"Non è forte chi non cade mai, ma chi cadendo trova il coraggio di rialzarsi"
J. Morrison

venerdì 13 giugno 2008

Musica

"Un uomo guarda la sua mano, sembra quella di suo padre quando da bambino lo prendeva come niente e lo sollevava su...... Era bello il panorama visto dall’alto..... si gettava sulle cose prima del pensiero...... La sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero… "
..........
"Ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente..."
..........
"...Fa venire voglia di svegliarsi.... e di alzarsi..."
(Fango - L.C.)
....,
Franca

martedì 10 giugno 2008

Dubbio amletico

"Essere, o non essere, questo è il problema: se sia più nobile per la mente soffrire per i colpi e le ferite del destino avverso o armarsi per lottare contro un mare di guai e con la lotta annullarli per sempre?"
Shakespeare

Certo che il nostro William la sapeva lunghissima su come siamo fatti noi esseri umani...

Per lui ci sono due strade ben distinte che una persona può percorrere:

1.
La prima vede la nostra mente dibattersi tra le sofferenze quotidiane, spesso immaginarie.
Nel vano tentativo di scansare i guai e i problemi, di accomodarsi sugli allori delle certezze, la mente si tira addosso sfighe le più varie e i cataclismi mandati dal destino.
Non risolve i problemi pensando che si risolvano da soli...e i problemi raddoppiano ad ogni giro di giostra.

2.
La seconda vede la nostra mente impegnata nella lotta quotidiana contro i nostri problemi, veri o fasulli, le pigrizie, le paure, le ansie.... e nella lotta a viso aperto sconfiggerli ad uno ad uno, con costanza e ottimismo, fino ad annullarli per sempre.
Questo perchè inizia a capire che un problema affrontato è una parte oscura di me che viene alla luce e che, una volta illuminata per bene, scomparirà dal mio cammino.
E al prossimo giro di giostra, avrò tolto un altro velo al palcoscenico della mia consapevolezza.

Ganzo William, eh? Quasi quasi sarebbe da rileggere : )

Buona vita

Federico

lunedì 9 giugno 2008

La mano e la luce

La mente è come una mano
se la concentro la mano si chiude
se la rilasso la mano si apre...


e può cogliere ciò che proviene dall'alto.



"Concentrazione" = focalizzare la mente su un compito o su un pensiero ignorando gli avvenimenti esterni.
Oggigiorno la concentrazione viene considerata una buona pratica, esaltata e insegnata con metodi scientifici. Si dice spesso che un lavoro è ben fatto quando si è concentrati.

Ok, quindi basta tener fuori gli stimoli esterni e raggiungerò grandi risultati?

Facciamo un esperimento.
Provate a mettervi tranquilli,
fate un bel respiro
e chiudete gli occhi cercando di "tenere fuori gli stimoli" per cinque minuti...

Sento rumori, brontolii dello stomaco e ogni sorta di pensieri che si attaccano l'uno all'altro...

Gli stimoli entrano, anzi, molti arrivano da dentro...
Eppure fino a poco fa non li sentivo...li ingnoravo: quindi ero concentrato?

In qualche modo si, anche se il termine migliore è identificato.
Quando sono identificato con un "gruppetto di stimoli" non riesco a vedere gli altri, che comunque ci sono e mi influenzano.
Anzi, la cosa più assurda è che non riesco a vedere neanche il "gruppetto di stimoli" con cui sono identificato!

Chiedete a un pesce se riesce a vedere il mare... : )
se è immerso nell'acqua non può
l'unico modo è quello di tirarlo fuori.

E come facciamo a tirarci fuori dall'acqua dell'identificazione?
Mano chiusa, mano aperta

Rilassiamoci, ascoltiamo ciò che accade fuori e dentro di noi e la mente si aprirà un poco.

Quel tanto per raccogliere un briciolo di luce.

Buona vita


Federico

domenica 8 giugno 2008

La stessa sostanza dei sogni

"Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e la nostra piccola vita è circondata dal sonno"
Shakespeare

Questa frase mi ha colpito molto la prima volta che l'ho sentita, ma non l'avevo capita.
Il bello delle grandi frasi è che per capirle tocca fare esperienza del loro significato: solo allora si coglie, magari solo parzialmente, quello che vogliono dire.

Ho guardato su internet e per questa frase ci sono le interpretazioni più varie.
A me suscita queste due riflessioni:
1.
Siamo della stessa sostanza dei sogni, e di cosa sono fatti i sogni?
I sogni mi parlano della parte più profonda di me, delle mie aspirazioni più essenziali...a volte penso che in fondo al mare del mio inconscio ci sia scritto il destino della mia vita e i sogni siano come pesci che spuntano fuori dall'acqua per un attimo, luccicanti al chiaro di luna.
Se li seguo fino in fondo, magari posso trovare il mio tesoro...

2.
I sogni si fanno nel sonno, ma la nostra piccola vita è circondata di sonno.
Questo mi dice che anche quando credo di essere sveglio...in realtà sto dormendo.
Di sicuro non fisicamente, ma spiritualmente si. Vuol dire che faccio un sacco di cose: cammino, parlo, lavoro, rido, sono triste...senza esserne pienamente cosciente. E' come se per un qualche sortilegio, la mia giornata, che è piena di colori, la vedessi in bianco e nero.

E allora, sulla scia delle citazioni:

"il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi"
Paul Valery

e per svegliarsi c'è un via...

"la sofferenza è forse l'unico mezzo valido per rompere il sonno dello spirito"
Saul Bellow

...sforziamoci di restituire i colori alla nostra vita : )

Buona vita

Federico

sabato 31 maggio 2008

Il Sole dentro

C'è un detto "Se conosci il mondo conosci l'uomo e se conosci l'uomo conosci il mondo"

Mi è capitato negli ultimi giorni di trovare dei testi che, in virtù di questo principio, paragonano lo studio dell'uomo allo studio della fisica.
Il paragone tra le stagioni e le età dell'uomo è forse l'esempio più semplice e più usato, ma ce ne sono altri molto interessanti che, a voler ben guardare, gettano una luce nuova su alcune caratteristiche dell'essere umano.

Per esempio...

Il pensiero, immateriale e mutevole, può essere paragonato al vento.
Le emozioni sono più dense, più legate al corpo, in particolare al cuore e quindi al sangue, un liquido che attraversa il nostro corpo in andata e in ritorno...potrebbero essere paragonate alle onde del mare.

Se il vento si alza, le onde si ingrossano...il mare è agitato
Se un pensiero preoccupato persiste, si collega ad un'emozione negativa (ansia) e si propaga, cresce... divento agitato (e anche il mio corpo ne subisce gli effetti).

Un mare agitato è un mare impenetrabile, che nasconde i suoi tesori.

Proviamo invece a calmare il vento: cosa potrebbe accadere?

Le onde superficiali si calmano, riesco a vedere oltre la superficie dell'acqua. E vado più in fondo.

Sento che in fondo al mare ci sono correnti profonde che non sospettavo. E vado più in fondo.

Ad un certo punto arrivo ad un punto stabile: la Terra. E vado più in fondo.

Trovo che sotto la crosta scorre il sangue caldo della Terra: il magma, l'energia che la trasforma lentamente. E vado più in fondo.

Trovo l'anima della Terra, il suo nucleo, una sfera che emana energia e tiene in vita la Terra.
E quando arrivo qui mi rendo conto che la Terra è tenuta in vita da due sfere: il Sole e il suo nucleo.

Il nucleo della Terra è a immagine e somiglianza del Sole.

Se è vero il parallelismo allora il nucleo dell'uomo è a immagine e somiglianza di Dio?

Mi lascio affascinare dalla potenza di queste immagini, ma nel frattempo mi vengono due domande che riportano all'inizio:

Cosa fa nascere il vento? Cosa lo fa cessare?
Se comprendo questo, posso raggiungere il cuore della mia vita.

Buona vita

Federico

martedì 27 maggio 2008

Il guscio dell'uovo

Mi sono reso conto che quando faccio le riunioni di lavoro sento un certo prurito dietro la schiena, come se ci fosse qualcosa che struscia...

Parlo e sento che dietro qualcosa si muove, attira la mia attenzione, faccio fatica a rimanere concentrato sul discorso...

Mi giro e la vedo: mi è cresciuta un'enorma coda di pavone!

Sono arrivato alla riunione col pensiero di fare colpo, di mostrare che sono bravo. Non sono preparato al 100% così cerco di evitare gli argomenti scottanti e provo a distrarre l'attenzione con altro...la coda del pavone.
Il bello è che gli altri non la vedono nemmeno, a mala pena vedono me, tutti presi nei loro pensieri.
Io invece mi perdo nei colori della coda e così perdo l'essenza di ciò che era utile dire in quella riunione.

Alla fine ce ne andiamo, come spesso succede, tutti un po' delusi...con la sensazione che sarebbe potuta andare meglio, che forse abbiamo perso qualche cosa.

Eppure anche l'esteriorità è importante: cosa sarebbe un uovo senza il guscio?

Rendiamo il nostro guscio più leggero e il pulcino che stiamo covando riuscirà ad uscire : )

Buona vita

Federico

venerdì 23 maggio 2008

Perde chi perdona?

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. Matteo 18, 21-22
Quando ero piccolo, e andavo a catechismo, mi ricordo che il prete insisteva molto sul perdono "quando qualcuno vi fa uno sgarbo bisogna perdonare" diceva. Al tempo l'ho capita così "non bisogna ribellarsi, stai calmo che va tutto bene". Perdoni a manetta, senza limiti.
Ho imparato bene sapete? Quando qualcuno mi faceva uno sgarbo lo perdonavo...
nel senso che stavo zitto. Fuori.
Ma dentro?
Dentro c'è un vulcano di insulti, di rancore, di pensieri continui... "perdono si, ma non dimentico".
Diventato grandicello ho smesso di frequentare il catechismo e i preti in genere, pensando che erano tutte parole vuote, e ho iniziato a ricercare i fatti, quelli che cambiano la vita.
Adesso, dopo anni, riprendendo in mano quel brano di vangelo ho scoperto che c'era una seconda parte ben più interessante: la parabola del servo disonesto. E ho scoperto che lì si spiegava come trasformare la parole in fatti: comprensione.
Il perdono è reale se c'è la comprensione. E comprensione vuol dire portare dentro di me quello che vedo fuori, rapportarlo con ciò che sono. Per far questo occorre che riesca a vedere me stesso onestamente, senza finzioni.
E allora se il mio collega Marco stamattina mi ha detto una bugia evidente per giustificare un errore, perchè devo incazzarmi?
Quante bugie ho detto nella mia vita? Se mi fa incazzare vuol dire che rispecchia qualcosa che ho dentro anch'io.
Comprendere mi permette di vedere me stesso nell'altro e allora il perdono non è più la falsa dimostrazione di buon cuore, ma diventa uno strumento di crescita per me e per l'altro.
Buona vita
Federico

mercoledì 21 maggio 2008

Il mattino ha l'oro in bocca

La brezza dell'alba ha segreti da dirti.
Non tornare a dormire.
Devi chiedere quello che davvero vuoi.
Non tornare a dormire.
C'e' gente che va avanti e indietro
attraverso le porte dove i due mondi si toccano.
La porta e' tonda e aperta.
Non tornare a dormire.

Jalal-ud-Din Rumi

(maestro e poeta sufi)


Questa bella poesia mi ricorda la magia del mattino, il momento in cui i primi pensieri si stropicciano nella mente assonnata e la quotidiana lotta interiore ha inizio: tra il sonno e lo sforzo, tra l'abitudine e l'opportunità, tra la morte e la vita.

In alcuni momenti mi rendo conto di una cosa.
Il primo ostacolo ha in sé anche la forza necessaria per superarlo.

Il mattino ha l'oro in bocca... : )

Buon risveglio

Federico

lunedì 19 maggio 2008

Nel buio degli ingranaggi...d'un tratto una luce

"Stasera ho un appuntamento importante. E' meglio se parto alle cinque e mezza per arrivare in tempo a Milano: Vale ha il saggio di canto alle sette ed è la quarta a cantare".

Dico dentro di me mentre sono in ufficio.
Sembrerà strano, ma mi è difficile uscire dall'ufficio...e iniziano ad intrufolarsi alcuni pensieri del tutto speciali, chiamiamole "giustificazioni interiori". Come queste...

17:30 "adesso mando l'ultima mail e poi vado, è giusto finire prima di andare";

17:35 "mi sono accorto che c'è anche il verbale da finire e spedire, cosa faccio? Se non lo mando stasera sono in ritardo...lo avevo promesso, che figura ci faccio"

17:45 "accidenti è tardi...però se corro un po' riesco ad arrivare in tempo...e poi alle cinque e mezza era troppo presto, se parto alle sei arrivo giusto giusto."

17:55 "mi sa che trovo coda perchè sta piovendo...ma no, chi l'ha detto, ci sarà il solito traffico"

18:00 "non arriverò mai in orario! però tanto non iniziano mai in orario..."

18:10 "Porc! Lo sapevo che avrei trovato coda! Perchè non sono partito prima!?! Comunque se Vale si fa spostare e cambia ordine alla scaletta dovrei arrivare in tempo per ascoltarla."

19:45 arrivo di corsa nella sala. sento applaudire. Ha appena finito....

Le giustificazioni interiori sono gli ostacoli che mi impediscono di essere come vorrei. Ci tengo a sentir cantare Vale, il mio cuore mi spinge verso questo... ma la mente preferisce rimanere nel comodo binario del tran tran quotidiano: uscire dall'ufficio per andare da lei rappresenta uno sforzo.

Di fronte al contrasto la giustificazione scatta meccanicamente e funge da ammortizzatore: una delle sue parole d'ordine è il "però". "dovrei andare adesso per arrivare in orario, però..." "sarebbe utile alzarsi dal letto presto, però..." "adesso dovrei studiare, però..."
Il "però"smorza la contraddizione, rende tutto apparentemente coerente, ma in realtà nasconde le mie profonde motivazioni, aprendo la porta alle parti peggiori di me: pigrizia, egoismo, paura, preoccupazione, ecc
E così se avevo deciso che la mia giornata sarebbe andata in un modo...alla fine mi ritrovo da un'altra parte. E' un meccanismo automatico che mi riporta sempre sui consueti binari.

Se porto più luce nei miei meccanismi mentali, posso vedere le mie giustificazioni e cercare di bloccarle. Questo mi permette di vedere le contraddizioni che stanno dietro e in me si può produrre uno stato del tutto nuovo in cui posso decidere che direzione dare alla mia giornata.

Portare attenzione e osservare... la vita ci può riservare delle sorprese : )

Buona vita

Federico

giovedì 15 maggio 2008

Il binario morto

"Tu prendi un anziano che sa ancora camminare, uno di quelli in gamba e con la testa a posto..." Emilio parla, mentre pulisce la macchina del caffè "entra qui in casa di riposo e subito lo inseriscono nello schema: alle sette ci si alza, alle otto colazione, alle undici pranzo, poi di nuovo a letto, alle cinque cena, alle sette tutti a letto." scandisce le frasi con la mano "ti pare normale? Poi ci credo che la gente va fuori di testa!"

Emilio ne ha vista di gente entrare qua dentro. Personalità eccezionali, dice, ma che sono state sfiorite dalla "troppa cura" del sistema.

"sai qual'è la loro parola chiave? Efficienza. Come una catena di montaggio."

La nostra mente ragiona allo stesso modo: percorsi fissi e uguali una volta per tutte.
Ve ne siete mai accorti?

Inizio a fare un lavoro in un modo e ci faccio l'abitudine. Se le condizioni cambiano...tendo a farlo nello stesso modo. C'è una forza di inierzia nell'abitudine che rende difficile cambiare, è come deragliare un treno in corsa.

Eppure la realtà è sempre in mutamento, le condizioni cambiano di continuo: l'efficienza è adattarsi al cambiamento, per guidarlo.
La mente invece mi racconta che è più efficiente seguire i binari, perchè così risparmio "energia mentale".

Se seguo i binari però so già dove mi portano.
Meglio deragliare e correre liberi per i campi! : )

Buona vita

Federico

martedì 13 maggio 2008

la giostra dei buoni propositi

Ieri sera ho visto il codice Da Vinci. Interessante, sapete?

Mi ha fatto riflettere con attenzione su un aspetto: l'insegnamento di Gesù Cristo ha subito nel corso dei secoli continue deviazioni. Dalla predicazione dell'amore alle crociate, da San Francesco alla lotta alle streghe...fino a Papa Ratzinger...

Nonostante la forza con cui questo insegnamento è entrato nella storia, l'impatto con i meccanismi quotidiani delle persone che ne sono venute a conoscenza lo ha smorzato, annacquato, adattato e in alcuni casi snaturato.

Così nel grande, così nel piccolo.

Se osservo la mia vita, vedo che, di solito, la forza con cui mi dò un proposito positivo per la mia vita fa un percorso prestabilito, come se fosse una giostra:
all'inizio vado bello motivato verso l'obiettivo,
poi diventa un impegno pesante da portare avanti e rallento,
poi riparte ancora ma con un po' di modifiche all'obiettivo (mi concedo delle deroghe)
alla fine crollo sotto il peso della non-voglia e, a volte, mi ritrovo dalla parte opposta...
senza esserne cosciente...

Capita anche a voi?

Buona vita

Federico

domenica 11 maggio 2008

"Dipende, da che dipende?"

Fino a qualche anno fa, sentivo che nella mia vita c'era qualcosa che non tornava, come quella volta che mia zia fece il sugo di pomodoro con lo zucchero al posto del sale.
Mi sembrava che sfuggisse non solo il senso, ma anche il gusto della vita...

Poi, a furia di cercare, mi sono imbattuto in queste strane e interessanti constatazioni:
a) la vita scorre quotidianamente tra il sonno (circa un terzo della vita) e la veglia;
b) lo stato di veglia è comunemente ritenuto uno stato cosciente, in realtà la mente è così presa nei propri pensieri che fatica a riconoscere ciò che è, da ciò che pensa che sia;
c) tale stato semi-cosciente presuppone che esista uno stato più pienamente cosciente, in cui la mente percepisce la realtà per come è, senza interferenze;

Passo per piazza Duomo e casualmente inciampo.
Vedo due persone che stanno ridacchiando e mi guardano, inizio a pensare che stanno ridendo di me, divento insofferente, ogni risata che sento, ogni sguardo allegro penso che sia un presa in giro nei miei confronti...la giornata farà schifo....

Passo per piazza Duomo e casualmente mi arriva un bel messaggio sul cell.
Vedo due persone che stanno ridendo e sono contento, penso che la mia gioia la vedono anche gli altri, forse addirittura la trasmetto io a loro, ogni risata che sento mi carica sempre più..."la vita è bella in fondo!" mi dico e la giornata sarà luminosa....

Io sono sempre al centro dei miei pensieri...ma sono anche al centro della mia vita? Riesco a dirigerla dove voglio?

"Dipende, da che dipende?...da che punto guardi il mondo tutto dipende" diceva la canzone

Buona vita

Federico

martedì 29 aprile 2008

No comment

Sabato mattina, sono a Montichiari con Vale e il suo nipotino Matteo, c'è una grande festa per bambini, capannoni pieni di giochi, colori e suoni di festa: siamo lì per giocare insieme a lui, ma c'è qualcosa che stona.

Mi rendo conto che nella mente c'è una "versione commentata" della mia vita.

"questi bambini non si divertono veramente...quando ero piccolo io ci si divertiva con poco, guarda adesso cosa devono inventarsi...perchè sto perdendo tempo qui?...non potevamo andare a fare un pic nic?...quando propongo le cose io, perchè non mi ascoltano mai...guarda che fila! e noi dovremmo stare in mezzo a questi pecoroni? E in più ho anche pagato! Oh, quelli ci sono passati avanti e mi hanno pure fregato il caffè che avevo ordinato, che stronzi...."

Mi accorgo che continuo a criticare e a sentirmi "poco considerato" per quello che realmente valgo. Questa considerazione interiore è un dialogo interno continuo che mi allontana dalla vita reale...ero uscito per stare allegro e arrivo alla sera con una sensazione di pesantezza e insoddisfazione. E' capitato anche a voi?

Basta con la versione commentata!
Freniamo la considerazione interiore, entriamo nella vita : )
Federico



giovedì 24 aprile 2008

Battere e-levare

Il flauto vuoto
il respiro di Dio
rende musica.
Le arcate della chiesa sono alte, impongono allo sguardo di alzarsi, permettono di essere in posizione di ascolto...
Se la mente è sgombra, i messaggi dall'alto scendono sotto forma di intuizioni e risuonano nelle azioni come musica celeste. I pensieri sono come il chiacchiericcio durante un concerto, se crescono troppo diventa difficile seguire la musica.
Buon ascolto
Federico : )

martedì 22 aprile 2008

Dipende dallo stipendio?

Qual è il valore del mio lavoro?
Oggi la risposta più scontata è lo stipendio.
Qualcuno potrebbe anche dire la stabilità del lavoro (precario o non precario?).
Pochi invece parlano di Valore in un altro senso.
Il valore del lavoro può essere visto nel risultato, i cosiddetti "frutti del lavoro".
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
Il Vangelo sembra suggerire che se la mia intenzione è chiara e positiva, i frutti del mio lavoro saranno chiari e positivi, avranno valore per la mia vita...indipendentemente dal valore che il mercato dà del mio lavoro, aggiungo io.
La via battuta è difficile da abbandonare...ma i sentieri selvaggi sono più interessanti : )
Buona vita
Federico

domenica 20 aprile 2008

Il piede in due scarpe

Martedì parto con Valentina, direzione montagna: dove la terra e il cielo sono più vicini... in tutti i sensi.

Camminare in montagna: la fatica e la ricompensa sono tangibili, nel tremore delle gambe stanche e nello spettacolo dei fiori accarezzati dal vento fresco.
Nelle soste ci guardiamo negli occhi, col sorriso alternato dal fiatone, e gli unici due rumori, nell'immenso silenzio dei monti, sono il cuore che batte nel petto e il respiro che soffia sulle labbra.
E' là che mi sento più vicino a me stesso e riconoscente al grande mondo che ho davanti.

Ma la montagna è anche casa col camino acceso e pantofole.
Pigrizia, svogliatezza "Andiamo a camminare?" "No, dai, andiamoci domani che oggi sono stanco".

Viene un momento in cui bisogna decidere. Viene un momento in cui l'intenzione di andare, se ben coltivata, supera la prima barriera della non-voglia.
E allora mi preparo: giubbotto, sciarpa, guanti, pane e acqua. Pronti, via.
Esco di casa e.... ho ancora le pantofole ai piedi.

Non si può avere il piede in due scarpe: pantofole o scarponi?
Tocca scegliere

Buona vita

Federico

sabato 19 aprile 2008

Farmaci o Sforzo?

Tratto dal sito dell'OISM - Osservatorio Italiano Salute Mentale:
"Signori e signore, buongiorno. Venire a Berlino per parlare contro la tirannia psichiatrica è per me un grande piacere, ed è molto commovente.
La psichiatria non è una scienza. Il modello medico non è scientifico. Non è possibile trovare un modello: un modello è una metafora.
Il modello medico è una metafora, ossia: è l’uso del linguaggio della malattia fisica per descrivere pensieri, emozioni e comportamenti; e in esso vi è uno scopo.
Piuttosto che un concetto o una teoria, esso è un’ideologia, nel senso che le ideologie promuovono interessi e l’ideologia promossa dal modello medico è l’ideologia del controllo sociale.
La mia opinione è, quindi, che l’unica funzione del modello medico, l’unica funzione della diagnosi medica e l’unica funzione della psichiatria medica — che significa “psichiatria coercitiva” — è il controllo sociale.
Perciò, io accuso la psichiatria di non essere una scienza, bensì un’ideologia, che, in collaborazione con lo Stato, asserve la funzione di controllo sociale mascherato.
In psichiatria abbiamo un fenomeno che Thomas [Szasz] mi ha indicato la settimana scorsa chiamato Gleichschaltung (spero di pronunciarla correttamente).
Gleichschaltung è una consolidazione coercitiva del pensiero, un’omogeneizzazione delle idee: il suo fine è evitare e reprimere opinioni di dissenso affinché tutti pensino allo stesso modo.
Questo è ciò che è successo nella psichiatria: tutti pensano col “modello medico”, tutti pensano che le persone abbiano malattie mentali, tutti pensano che le malattie mentali siano causate, e se le malattie mentali sono causate allora la mente non ha alcun senso.
Quindi si potrebbe dire che questa sia una guerra tra due ideologie: l’ideologia del modello medico secondo cui noi siamo tutti automi i cui pensieri, emozioni ed azioni sono causati da agenti chimici erranti o da geni cattivi o da eventi traumatici dell’infanzia o da impulsi incontrollabili, ma comunque causati.
E se un’azione è causata, essa perde la propria qualità morale ed il proprio contenuto morale, e in tal senso è disumanizzante in quanto noi siamo fondamentalmente animali morali.
Perciò io accuso la psichiatria di promuovere questa ideologia e la conseguenza di questa ideologia è che: Anzitutto, la psichiatria non è una scienza perché reprime e stermina i suoi critici; non è una scienza perché l’essenza della scienza è la critica. L’essenza della scienza è la non-ipotesi: l’ipotesi che si presta alla critica e alla falsificazione. La psichiatria non fa questo, e a mio avviso perde il suo status di scienza.
Quindi accuso la psichiatria di essere un’ideologia e non una scienza. Un’ideologia al servizio del controllo sociale.
E so che quanti tra voi qui si oppongono alla psichiatria coercitiva hanno amici o parenti che sono dalla sua parte, che l’hanno usata, o che hanno affidato i loro figli o genitori a ospedali psichiatrici perché non sanno che altro fare. E non sto minimizzando il problema del “cos’altro fare”: esso dev’essere affrontato, ma dobbiamo anche capire che la dinamica politica che si cela dietro alla psichiatria coercitiva è un mandato della gente.
Vi sono due cose che le persone vogliono e, al contempo, non possono tollerare: la tirannia e la libertà. Vogliamo un maggiore controllo sociale garantito da una legislazione autoritaria, ma al contempo vogliamo la libertà. D’altro canto siamo spaventati dalla nostra libertà, poiché libertà significa disordine; libertà significa novità; libertà significa deviazione dalle convenzioni. E se non possiamo tollerare questo, allora, vogliamo un grado di ordine sociale il più elevato possibile.
Con la psichiatria coercitiva possiamo mantenere l’illusione di vivere in uno Stato governato dalla legge perché le eccezioni vengono camuffate da cura medica attraverso il modello medico quale ideologia.
Io accuso la psichiatria medica di: abuso, coercizione, violenza e truffa. La prova di ciò è nella voce di coloro che l’hanno sperimentata!
La reclusione forzata in un ospedale psichiatrico è un abuso! Non è che a volte se ne abusi. A volte è scandaloso ciò che accade alle persone che vengono letteralmente trascinate dalle loro case da una polizia segreta e portate in un ospedale psichiatrico contro la propria volontà — un posto chiamato “ospedale” psichiatrico — dove vengono immobilizzati con cinghie di cuoio, drogate contro la propria volontà e sottoposte a lavaggio del cervello. E se non ritengono di essere malate di mente, questo verrà annoverato come sintomo che conferma la loro malattia.
Quindi troverete in alcune cartelle cliniche che uno dei motivi per cui una persona viene definita schizofrenica è perché non ha consapevolezza della propria malattia. Quindi se neghi la malattia ciò verrà considerato una prova contro di te, la prova che hai la malattia, e quindi vieni messo in un’istituzione totale, dove si perde l’autonomia sui propri spostamenti, sulla parola, sui pensieri e sui comportamenti.
Negli anni mi è stato spesso chiesto di aiutare le persone a uscire dagli ospedali psichiatrici. Io rispondo: “È molto facile, se la persona ha sufficiente autocontrollo. Tieni la bocca chiusa, fai ciò che ti dicono, mostrati felice e in due settimane sarai fuori!”.
E, sorprendentemente, molte persone sentendo ciò capiscono, perché per la prima volta si sentono dire “Non sei in un ospedale: sei in una prigione! Sei in una situazione involontaria.” Queste persone ti tratterranno fintanto che darai voce a pensieri che essi non capiscono o apprezzano, o se esprimi sentimenti che li spaventano, o se agisci in modo da violare il loro senso di regole di condotta.
Ti tratterranno all’ospedale come malato di mente finché potranno lavarti il cervello e trasformarti con i farmaci in un robottino obbediente che può essere considerato innocuo, nonostante l’effetto di questi psicofarmaci sia la soppressione del pensiero. L’effetto degli psicofarmaci più potenti — che sono estremamente pericolosi — causano la discinesia tardiva.
Dal mio tirocinio ad oggi, vedo persone che assumono questi farmaci e questi farmaci, di fatto, rendono le persone più conformiste — io chiamo questi farmaci “Conformazina”, “Obbedienzina”. Loro invece li chiamano con altri nomi: “Stelazina”, “Compazina” — ma sono “Remissività-zine”!
E la gente diventa robotizzata, ma non è in grado di pensare, né di ricordare. I loro cervelli sono danneggiati, le loro menti sono danneggiate, ma non recano più fastidio e quindi vengono considerati dagli psichiatri “sotto controllo”.
Io ritengo la somministrazione coatta di farmaci un abuso! Nessuno dovrebbe essere mai obbligato ad assumere un farmaco contro la propria volontà. Eppure questa è una pratica comune in psichiatria e viene razionalizzata e giustificata in questo modo: è per il bene e l’interesse della persona. “Arbeit macht frei”: il lavoro rende liberi. Gli psicofarmaci rendono liberi. È lo stesso tipo di pensiero. E noi tutti ci crediamo, perché ci viene detto da esperti. E la macchina della propaganda (il governo) diffonde questo concetto: che esiste una cosa come la “schizofrenia” e le altre malattie mentali, che sono curabili o alleviabili con gli psicofarmaci: “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. Gli psicofarmaci rendono liberi! Questo è “Gleichschaltung”.
Io accuso la psichiatria di sfruttare il modello medico per crearsi un’identità propria.
Questo era molto chiaro negli anni ’60. Allora Szasz, Ernest Becker ed io eravamo realmente interessati alla scienza ma eravamo anche molto interessati alla storia delle idee, alla filosofia, alla psicologia, all’antropologia, alla sociologia. E vi era un crescente numero di terapeuti non-medici che iniziavano a esercitare, e gli psichiatri si sentirono minacciati. Dovettero ristabilire la propria identità medica. E quindi ciò che essi fecero per ristabilire la propria identità medica fu: imboccarono il sentiero riduzionista, intrapresero il sentiero della psichiatria biologica in cui tutte queste cose — ansia, depressione, rabbia, tutti i mali umani — sono il risultato di qualche tipo di funzione cerebrale errante, o di un’anatomia cerebrale o di una fisiologia erronee, o di squilibri chimici.
Ed una delle funzioni di questa ideologia è di fare degli psichiatri dei medici. Perché se gli psichiatri saranno medici, allora i loro pazienti debbono essere dei malati.
Se i pazienti non sono malati, gli psichiatri non sono medici e quindi gli psichiatri devono (ed alcuni di essi lo sanno pure e ne parlano) creare la propria identità medica per il loro prestigio, per il loro Ego, per i propri benefici finanziari sulla pelle delle persone che essi definiscono “malati mentali”.
Erving Goffman disse: “Gli psichiatri definiscono le persone come il tipo di oggetti su cui le attività della psichiatria sono appropriate”.
La mente non avrebbe senso se questi comportamenti, pensieri e emozioni, che vengono etichettati come “mentalmente malati”, fossero causati da fattori biochimici o genetici. Allora i pensieri sarebbero semplicemente come il singhiozzo o la tosse. Sarebbero solo estrusioni prive di senso.
Io accuso la psichiatria di affermazioni false e fraudolente. Per esempio, che la depressione è causata da uno squilibro biochimico. Questo è falso! Eppure, tutti sembrano credere sia vero.
Negli USA la gente viene regolarmente da me dicendomi: “Io ho uno squilibrio biochimico!”. Chiedo: “Come lo sai? Hai effettuato un test?” (No, perché non vi sono test!) “Sei andato in laboratorio a fare un prelievo del sangue?” (No, perché non vi sono test!) “E allora come fai a sapere di avere uno squilibrio biochimico?” “Beh, la zia di mia madre sta prendendo il Prozac e dice di avere uno squilibrio biochimico, ed io mi sento depresso come lei.” Oppure: “L’ho letto nel New York Times.” Oppure: “L’ho sentito alla radio.” Signori e signore... la depressione è l’unica malattia nota all’uomo che si sia diffusa per passaparola!
Perché anche dal punto di vista biochimico il Prozac, per esempio — non so se usate il Prozac in questo paese, ma dev’esserci qualcosa come il Prozac o altri antidepressivi — si suppone debba aumentare il livello di serotonina nel cervello perché è un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina, ossia inibisce la ricaptazione della serotonina negli spazi sinaptici dove avviene la trasmissione neurale incrementando [e bla-bla-bla]...
La depressione è considerata essere dovuta ad un livello troppo basso di serotonina perché gli antidepressivi SSRI incrementano il livello della serotonina. Queste sono le prove in base a cui la psichiatria proclama che la depressione è una malattia.Quantunque, siccome non hanno critici, nessuno ode mai che la serotonina viene incrementata immediatamente ma la depressione non si allevia prima di sei settimane!
La depressione è un malessere spirituale che sopraggiunge allorché perdiamo la speranza. Gli psichiatri considerano la disperazione come un sintomo principale della depressione. Ora, la disperazione è dovuta ad un diminuito livello di serotonina oppure il livello diminuito di serotonina è dovuto alla disperazione?
Essi non affronteranno questa questione, che è la prova che la loro non è una scienza, la prova che essi operano ideologicamente e che la funzione di questa ideologia è il controllo sociale, controllo sociale mascherato in alleanza con lo Stato perché vi è un mandato pubblico per un ampio raggio di controllo sociale per procura legale.
Io accuso la psichiatria di collusione con le industrie farmaceutiche al fine di rafforzare la propria identità. Ogni rivista psichiatrica è finanziata dalle industrie farmaceutiche. Tutte quelle conferenze sono finanziate dalle case farmaceutiche. Se doveste andare alla convenzione dell’APA a Toronto fra un paio di settimane, vi trovereste le case farmaceutiche far pubblicità — ognuna di esse —, elargendo regali costosissimi agli psichiatri. Ma provate a portare superstiti della psichiatria, o dei critici, ai convegni psichiatrici: non potete farlo! Chiamerebbero la polizia per tenerci fuori. Ma le case farmaceutiche, loro possono entrare. Un mio amico con cui parlai la settimana scorsa mi disse che inizia a preoccuparsi... “Che ti preoccupa?” [chiesi]. Mi rispose “Beh, le case farmaceutiche ci stanno pagando tutti i pasti!”
Questa alleanza tra la psichiatria, le case farmaceutiche e lo Stato — quella che io chiamo “l’alleanza Stato/scienza” — la funzione di questa “alleanza Stato/scienza” è il controllo sociale. E l’unico modo in cui questo controllo sociale può essere effettuato è disumanizzando la gente, dicendo che i loro pensieri, emozioni e comportamenti sono causati anziché scelti. Negando che la mente abbia senso.
Se il comportamento è causato, allora l’individuo che manifesta quel comportamento non ne è responsabile, perché la responsabilità implica la scelta. E il linguaggio della scelta è molto diverso dal linguaggio degli squilibri biochimici.
Potete rigirare la questione in tutte le salse, ma non potete attribuire logicamente un’azione biochimica o fisica quale causa dei pensieri, emozioni o comportamenti.
Questo è un errore logico e ora non abbiamo tempo per addentrarci nella logica di tutto questo. È qualcosa che dovrebbe essere dibattuto, ossia che non si può avere come logica e valida spiegazione di un pensiero, emozione o azione un fattore biochimico o genetico.
I fattori biochimici o genetici significano «causa ed effetto», che i pensieri, le emozioni o il comportamento sono un effetto. Ma
se intendiamo essere considerati responsabili per i nostri pensieri, emozioni e comportamenti — se intendiamo opporci alla psichiatria coercitiva! — allora dobbiamo addossarci la responsabilità di noi stessi.
Questa è l’unica alternativa, perché a meno che non ci prendiamo la responsabilità di noi stessi, a meno che il concetto di responsabilità venga allargato e promosso ed insegnato in maniera umana, cosicché i bambini fin da un’età precoce capiscano il significato della responsabilità personale, e a meno che noi adulti siamo intenzionati a prenderci la responsabilità personale, le persone allora ci accuseranno di aver agito per via di qualche fattore corporeo, qualche fattore genetico, qualche fattore biochimico o qualche trauma del passato, che causano il nostro comportamento
.
Questo nel mio Paese è stata chiamata «abuse excuse», ossia: persone che cercano di essere assolte dai propri crimini appellandosi all’infermità mentale. Questo è il rovescio della medaglia del modello medico. Da un lato il modello medico serve come giustificazione per privare le persone della loro libertà; dall’altro il modello medico serve come giustificazione per discolpare certe persone imputate di crimini attraverso una difesa fondata sul vizio di mente. Quindi, la coercizione medica e la difesa psichiatrica sono le facce opposte della stessa moneta: da un lato coercitiva verso le persone, dall’altro giustificazionista. E entrambe minano il concetto di responsabilità personale, essenziale in ogni civiltà.
Ascoltate il mio consiglio: non andate mai da uno psichiatra! Egli troverà qualcosa che non va in voi, perché tutti abbiamo qualcosa che non va, e questo finirà nei vostri fascicoli permanenti e potrà essere usato contro di voi se il vostro datore di lavoro o la vostra compagnia di assicurazione o il sistema legale riesce a entrarne in possesso; e, se vorranno, li useranno contro di voi. Questi sono archivi pubblici e ora, nell’era dei computer, sono facilmente accessibili."