martedì 28 aprile 2009

Da Pirandello... ad Ale e Franz

“Che fai?” mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
Niente,” le risposi ”mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.”

Mia moglie sorrise e disse:
Credevo ti guardassi da che parte ti pende.”
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato una coda:
“Mi pende? A me? Il naso?”
E mia moglie placidamente:
Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.”

Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altri parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.

Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello, dalla banale constatazione che il naso che egli crede di avere è diverso da quello che sua moglie gli riconosce, parte per un viaggio dentro e fuori di sé che lo conduce ad una riflessione sull’intera esistenza e alla follia.

Vitangelo si rende conto che gli altri lo vedono in una maniera diversa da come lui stesso crede di essere. Non esiste solo un Vitangelo Moscarda, ma ne esistono tanti quanti sono gli esseri umani con i quali stabilisce anche una minima e fugace relazione.

Non esiste un io autentico e oggettivo. Scoprire di non essere per gli altri quell’Uno che crede di essere per sé accende in lui il desiderio di distruggere queste forme a lui estranee per scoprire il vero sé. Tenta di distruggere le errate convinzioni della gente, a cominciare da quelle della moglie.

Ma Vitangelo si conosce per quello che è? Qual è la sua vera essenza?

Belle riflessioni tratte da una recensione del libro che ho trovato su internet.

 

Non so perché ma ho ricollegato questa sensazione di parcellizzazione dell’io vista da fuori, con una parcellizzazione vista da dentro…

L’io, o meglio i tanti “io” che ci compongono, viaggia da uno stimolo all’altro, in un vortice di continui cambiamenti, a seconda di quello che l’ambiente circostante suggerisce o induce (soprattutto inconsciamente).

 

Si potrebbe dire che una vocina interna reagisca agli stimoli esterni suggerendo delle azioni, o reazioni, scollegate tra loro.

 

Un esempio? La trasmissione di Ale e Franz “Buona la prima”

 

Buona visione : )

 

Federico

lunedì 27 aprile 2009

La vela che si gonfia

"Non c'è mai abbastanza vento
per il marinaio che non sa dove andare"
Seneca

Il vento si alza
perchè richiamato
dalle preghiere del passato.

Il vento si alza
perch'è nel profondo,
anche se spesso lo nascondo.

Il vento ai alza,
cerca direzione:
alzare le vele,
indirizzare il timone.

Buona giornata di cambiamento

Federico

domenica 19 aprile 2009

Malattia e destino

Un modo nuovo di intendere la malattia.

Il corpo visto come specchio dell’anima.

La malattia come manifestazione sincera di un disagio interiore, mi può indicare la strada del ritorno, verso un nuovo equilibrio… illuminante.

 

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__malattia-destino.php

 

Buona lettura

 

Federico

venerdì 10 aprile 2009

Non di solo pane 2

Ho riletto un libro interessante e voglio lasciarvi alcune riflessioni.

Il nostro essere ha bisogno di tre tipi di nutrimento:
- cibo
- aria
- impressioni

Se i primi due sono abbastanza scontati e in quache modo già sappiamo come nutrono il corpo e la mente, differente è il terzo nutrimento: le impressioni.

Le impressioni entrano nella nostra mente attraverso i cinque sensi e ci danno la percezione del reale. Credo che ognuno di noi abbia sperimentato la differenza di percezione che abbiamo della realtà a seconda delle situazioni in cui ci troviamo.

Il mare in tempesta percepito da un marinaio tra le onde è diverso dal mare in tempesta percepito dal poeta che sta alla finestra affascinato.
Un fiore dopo un pomeriggio di amore è diverso dallo stesso fiore dopo una litigata furiosa...sempre se riesco a notarlo : )

Il "grado di realtà" che ci permettiamo di far entrare dentro di noi influenza quindi la qualità delle impressioni, e quindi il nutrimento sottile che facciamo entrare dentro di noi.

Se la qualità delle impressioni dipende dalle situazioni casuali, allora la mia visione della reatà è affidata al caso... e con essa la mia vita stessa.
Se al contrario potessi decidere la qualità delle mie impressioni, potrei allora deciere la qualità della mia vita.

Mi piace questo argomento.
Vado avanti a leggerlo e la prossima volta vi porto qualche stimolo in più.

Buona lettura

Federico

giovedì 9 aprile 2009

Buon viaggio Gino!

Oggi alle 16:00, nella cappella della casa di riposo.
Dopo le parole un po' di circostanza del prete, salutiamo Gino con un'aria d'opera delle sue preferite.

Non so che percorso farà la sua anima,
se tornerà al padre,
se tornerà sulla terra in altre forme...
So che Gino mi ha mostrato molto della vita.

Sento i suoi lunghi silenzi di presenza.
Il peso che dava alle parole, quelle poche volte che ci apriva il suo cuore.

Grazie

Buon ascolto

martedì 7 aprile 2009

Non di solo pane

L'impiegato modello ascolta il direttore con aria attenta.
In realtà dentro di lui si muovono pensieri e critiche.
Ma nulla traspare, com'è buona creanza...

Interviene poco, la riunione si prolunga, il direttore è prolisso.
Sembra che riempia i vuoti con parole vuote.
L'impiegato invece riempie i vuoti con pensieri negativi.
Sale l'amaro in bocca.

Alla fine della riunione l'impiegato modello ha bisogno di qualcosa di dolce:
va alla macchinetta e tira giù una bella cioccolata calda.

Arrivato a casa, sente che la giornata è andata, in qualche modo è stata persa.
Ancora quella sensazione di vuoto.
La televisione non basta a colmare.
Apre il frigo..."ecco proviamo con questo".

La bocca arraffa cibo, lo sguardo è spento sul video che parla.

E' ora di andare a dormire.
L'ora peggiore per chi sente di non aver vissuto.
Un libro può bastare a dimenticare?
Forse è meglio un sonnifero.
In fondo domani... è un altro vuoto.

Buona notte

Federico

lunedì 6 aprile 2009

Ai piedi del maestro

"Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".

Sto leggendo un bel libro che mi ha prestato Elena, si chiama "Malattia e destino".
L'autore dice più o meno così:
la malattia è un segnale di uno squilibrio
lo squilibrio è prima di tutto spirituale
se non colgo il segnale, questo si propaga con sempre maggiore intensità nel corpo
la guarigione è un processo di riequilibrio
attraverso la guarigione mi riconcilio con una parte di me stesso.

Mi ha colpito un passaggio
"Occorre cercare il proprio maestro interiore: ci indicherà la via per la guarigione dell'anima"

La guarigione è a portata di mano.
Le risposte sono solo da riscoprire dentro di noi.
E invece perdo un sacco di tempo nelle preoccupazioni e nelle ansie quotidiane!

Lasciar stare ciò che preoccupa e sedersi a riposare ai piedi del nostro maestro interiore...
Se faccio abbastanza silenzio posso sentirlo sussurrare quello che serve alla mia vita.

Buon ascolto

Federico

domenica 5 aprile 2009

A pesca su Facebook

Sono uscito da Facebook.
Qualche minuto fa.

Sapete cosa mi hanno scritto prima di uscire?
"sei proprio sicuro di voler uscire?"
e poi un elenco di persone che conosco con scritto "a Valentina mancherai molto".
La cosa interessante è che tra gli amici conosciuti c'erano anche contatti a me sconosciuti.
La prima reazione è stata "E questo? adesso rientro e vedo chi è..."

Oggi pomeriggio, mentre metto in ordine in camera, vedo una rivista.
La sfoglio e trovo un articolo sulle esche. In senso metaforico.
Del tipo "la pubblicità utilizza esche per indurre acquisti: per i bambini le esche sono così grossolane, che quasi ci risultano ridicole, ma quelle per adulti...ci caschiamo in pieno e neanche ce ne accorgiamo".
E' proprio qui il valore dell'esca: manco te ne accorgi.

L'articolo poi finiva bene.
Recitava più o meno così.
"Diamo spazio alle cose che contano nella vita - famiglia e amici - a ciò che ci nutre nel profondo"
E nelle acque profonde, si sa, le esche non luccicano più : )

Buona profondità

Federico

venerdì 3 aprile 2009

L'ottica teatrale

A teatro per cambiare le luci in scena si utilizzano le gelatine.
Le gelatine sono sottili fogli di plastica colorata.
A seconda dei colori che mischio insieme e dell'angolazione delle luci posso creare un'atmosfera piuttosto che un'altra.

La mente è così abituata a seguire dei percorsi già prestabiliti che appena esco fuori già mi sembra di essere in un altro mondo.
In realtà mi accorgo che per il resto del tempo sono in un altro mondo. O meglio in altri mondi.

Vivo con una serie di gelatine davanti agli occhi.
A seconda di quello che accade c'è un tecnico luci che ne cambia la combinazione.
Giorno di pioggia? Gelatina triste.
Complimento insapettato? Gelatina orgogliosa.
Il problema è che il tecnico luci si fa condizionare dalle sue stesse gelatine: se mette un'atmosfera triste poi si intristisce... e chi le cambia più le gelatine?

La mente gelatinosa s'impiglia nelle maglie dell'ingranaggio.
Se tolgo il filtro che mi separa dalla realtà: gli occhi abituati a non vedere distolgono presto lo sguardo, per rifugiarsi ancora nei rassicuranti colori plastificati delle mie convinzioni.

Buona visione e buon ascolto
http://www.youtube.com/watch?v=MAN30uMp1f4

Federico

mercoledì 1 aprile 2009

Finestrelle sul mondo reale

Ho appena guardato alcuni filmati molto imbarazzanti che attestano l'idiozia del nostro primo ministro all over the world.

Mi domando: perchè le evidenze non bastano a far cambiare idea all'opinione pubblica?

L'unica risposta che mi balza in testa da qualche tempo è che siamo preda di un'induzione ipnotica molto forte, dovuta ad una massiccia esposizione alla televisione "pubblica".

Una ricerca dell'Università di Washington su un campione di 1800 bambini ha dimostrato una relazione tra sviluppo cognitivo e consumo televisivo ( più tempo passato davanti alla televisione /minore sviluppo cognitivo) in particolare nella matematica e nella lettura ed analisi di brani antologici.

La realtà percepita dopo aver visto una trasmissione piena di spot pubblicitari che dura tre ore non può essere la stessa di quella che abbiamo dopo aver visto per dieci minuti questo video:
clicca qui

Quella sensazione di insoddisfazione e voglia di cambiamento che provo non è la stessa che mi rimane dopo aver guardato una trasmissione di intrattenimento il cui fine è farmi pensare "in fondo, non va poi così male..."

Grazie internet! Finchè esistono queste finestrelle sul mondo reale, possiamo salvarci : )

Buona visione

Federico