sabato 10 marzo 2012

L'angelo rompicoglioni

"Ciao, posso chiederti una cosa?"

Tuta, borsone sportivo, faccia tosta: sarà mica una ex tossica? Me la sbrigo veloce...
"Scusami sto andando al lavoro..."

"Avrai 30 anni come me, giusto? Quanti anni hai? 31? 32? eh?" ha un forte accento milanese e parla veloce.

"Guarda...scusa... mi stanno aspettando per una riunione, e...."

"Ti ho visto con la faccia tutta preoccupata, ma ce l'avrai un minuto, no? Ascoltami un minuto, ok?" incalza.

"Sono in ritardo, devo proprio andare..." sto iniziando a spazientirmi...

"Vabbè non è che ti cambia la vita un minuto! Ti cambia la vita? eh? Ti cambia la vita?"

E' odiosa come un frullatore impazzito...con dentro i miei maroni...
"No, non mi cambia la vita... ma devo andare..."

"Hai qualcosa contro i drogati?"

Si, digli si, digli si, digli si....
"No, non ho niente contro i drogati, ma non do soldi per strada..."
Questa me la gioco sempre nei momenti di difficoltà.

"Ah questa non l'avevo ancora sentita, bella scusa veramente, cosa ti cambia, comprami un pacchetto di fazzoletti, no?"

Mandala affanculo, mandala affanculo, mandala affanculo...
"Ascolta, lavoro nei servizi sociali e le persone come te le conosco. Non do soldi per strada, punto."

"Eh, ma io faccio parte di un'associazione, ti faccio veder il tesserino, e poi cosa vuol dire, non si può chiedere un aiuto per strada, e cosa cred agrhe ghe tuf far eeeeee mavava sa sa sa ...."

Mi allontano, con uno stato d'animo pessimo, mentre lei continua a parlare nella mia direzione.
Sento l’incazzatura dentro e me la porto dietro fino a sera.
Arrivo a casa sgonfio, come un palloncino dopo una festa di compleanno.

E quando mi domando come mai, mi rendo conto: il problema è che non c’ero.
Ero la preoccupazione di arrivare in ritardo.
Ero l’imbarazzo.
Ero l’incazzatura.
Ero tutta una concatenazione di reazioni meccaniche, pensieri, emozioni, movimenti.

La ragazza ha interrotto un flusso di pensieri e per tutta risposta sono scattati dei meccanismi reattivi.
Senza che io fossi lì.
Anzi, proprio per quello.
Se ci fossi stato non ci sarebbero stati loro.
Il buio scompare, quando arriva la luce.

Ma non è di questo che volevo parlare, volevo parlare di angeli.
Gli “angeli” si manifestano spesso durante la mia giornata.
A volte sono un soffio di brezza, a volte la risata di un bambino …
altre volte son vestiti da rompicoglioni.

Comunque siano, rappresentano sempre un’opportunità per uscire dal flusso meccanico di pensieri ed esserci.

E se ci sono, allora posso accogliere l’angelo come si deve:
come una manifestazione unica e preziosa di questa meravigliosa vita.

3 commenti:

Milo ha detto...

Non c'eri? E come facevi a saperlo che non c'eri, se non c'eri?

Fede ha detto...

Ottima domanda.
In effetti il sonno della coscienza ha diversi gradi di profondità: in quel caso ero preso nei miei pensieri e non ero pienamente consapevole di ciò che mi stava accadendo. Ciò nonostante una parte di me "registrava" l'evento.
Per questo, poco dopo l'incontro, la tensione che si era generata mi ha permesso di ricordare e mi sono reso conto che "non ero presente".

Se me ne fossi reso conto al momento, avrei avuto la possibilità di cambiare il mio atteggiamento.

Anonimo ha detto...

bellissimo aneddoto. rende perfettamente l'idea, in particolare di come siano le circostanze impreviste a mettere a nudo ciò su cui dobbiamo ancora lavorare. grazie.