domenica 30 marzo 2008

L'altra metà della mela

Il canto di grillo.
Ricordi d'estate.
Amore in panchina.
Cartellino giallo.

Franca

sabato 29 marzo 2008

Un sabato mattina con Brio

Ieri, girando tra i blog, mi sono imbattuto in una poesia di Carlo Brio.
Mi è piaciuta questa frase:
"Quando sono assente sono presente e quando sono presente sono assente."

In questo sabato mattina, alzandomi con gli occhi cisposi dal letto, posso farmi trasportare dai pensieri nei luoghi della mente che frequento di solito, dove regna la noia, il disincanto, l'insoddisfazione, la preoccupazione, la paura...

oppure, con un po' di attenzione, posso farli scorrere nel vento fresco e godermi semplicemente il sole che rinvigorisce i germogli sulle piante.

L'assenza di pensieri è presenza? La presenza di pensieri è assenza?

Sperimentiamo : )

Buona vita

Federico

giovedì 27 marzo 2008

La magnolia

Il nudo fiore
sott'un cielo stellato
fiero raccoglie.


Buona vita

Federico

martedì 25 marzo 2008

Punti di vista.

Quando sono in ufficio, e mi arriva una richiesta per telefono, cerco di rispondere subito. "Sono troppo efficiente!" penso tra me e me con grande soddisfazione.
Questa mattina ho avuto bisogno del numero di anziani del circondario, ho telefonato all'Ufficio Statistica della provincia e ho richiesto questi dati. Mi hanno risposto che li avrebbero elaborati e poi me li avrebbero mandati per posta elettronica. "Sì, figurati... arriveranno settimana prossima..." mi dico.

Dopo tre minuti arriva un'e-mail dell'Ufficio Statistica. I dati che volevo.

"Oh, Teo..." -dico al mio collega- "Quelli della Provincia non c'hanno proprio una cippa da fare tutto il giorno!".

Questione di punti di vista.

Buona vita
Federico :)

lunedì 24 marzo 2008

E tu...sei connesso?

Nella stanza tante chiacchiere, frastuono, risate...
ma sul divano, in religioso silenzio, due bambini sono connessi ad un altra realtà.

La faccia collegata al piccolo schermo, le dita frenetiche sui tasti, le orecchie ipnotizzate da una melodia ripetitiva...gemelli, di dieci anni, stesso videogioco, stessa attenzione rapita...e intorno la stanza continua a vociare.

La madre visibilmente nervosa li richiama più volte, loro rispondono con lamenti...senza mollare lo sguardo dallo schermo...come infastiditi da una mosca, cercano di scacciare quella voce lontana con le mani... la madre usa le maniere forti e glieli strappa letteralmente di mano.
Come il cane a cui è stata tolto l'osso, si scagliano sulla madre, la spintonano, le gridano addosso, si lamentano e poi piangono.
Il nonno sentenzia "quei giochi sono come la droga!".

Passano pochi minuti.

"E' pronto in tavola!" l'attenzione della stanza passa sul cibo, mani frenetiche che afferrano, bocche sincopate che masticano, ritmi di stoviglie...

Nuova connessione?

Buona vita

Federico

giovedì 20 marzo 2008

Quando l'albero fa capolino...

Cammino con le mie cartelle sotto braccio, sto andando dal mio capo per una riunione.
La mente vaga tra un impegno, un problema, il tentativo di trovare una soluzione, visioni di prospettiva...
e intanto cammino, cammino...
"il mondo si muove freneticamente, le persone passano, le idee volano, le cose si costruiscono e si distruggono continuamente....a cosa serve allora darsi da fare?"
inizio a sentire i piedi sull'asfalto....e cammino....
"vabbé... posso anche smettere di pensare a queste cose adesso"
il muro di fianco a me è fiorito di scritte d'amore...l'albero che fa capolino da quel muro di cinta ha messo i fiori...
"senti che bell'aria che c'è oggi"
la zia dice al nipotino che è stato bravo oggi e ha dormito tanto, ha dormito tanto, e intanto gli accarezza la testa.
"apparentemente le cose cambiano di continuo, ma in realtà sembra che siano le stesse di sempre. Dall'inizio del mondo."
continuo a camminare con questa sensazione di pace dentro.

"chissà se qualcun'altro ha avuto la stessa sensazione...magari lo scrivo sul blog"

...ed eccomi qua : )

Buona vita

Federico

martedì 18 marzo 2008

L'uomo senza cappello

Un giorno un uomo si accorge di aver perso il suo cappello e decide di andare a rubarne uno all'ingresso di una chiesa del circondario.
Quando entra, il prete sta tenendo una predica sui dieci comandamenti. L'umo si siede e ascolta con attenzione.
Al termine della funzione, l’uomo si avvicina al prete e gli dice: "La ringrazio, padre. Lei mi ha salvato dal commettere un un ennesimo crimine. Ero venuto qui, lo confesso, con il peccato nel cuore... volevo rubare un cappello...".
"Benissimo, figliolo!", risponde il prete tutto orgoglioso, "Ma dimmi, cosa in quello che ho detto ti ha fatto cambiare idea?".

"Vede", spiega l’uomo, "quando é arrivato al comandamento che dice - Non rubare la donna d’altri - mi son subito ricordato dove avevo lasciato il cappello..."

Buona vita

Federico

lunedì 17 marzo 2008

Chi ha paura dei leoni?

Di ritorno dal Sudafrica, i miei mi hanno raccontato della savana selvaggia: la vita e la morte.
Un leone sbrana una gazzella, per sopravvivere.
Una gazzella sfugge a un leone, per sopavvivere.

A volte ho l'impressione che la vita quotidina nei nostri ambienti "addomesticati" sia molto simile alla vita dei nostri antenati animaleschi della savana, solo che al posto dell'attacco di un leone temiamo una critica dal nostro collega, invece che inseguire la preda per catturarla ci avventiamo sulle nostre ragioni durante una discussione...
Si dice che il cervello, nei millenni, non ha subito grandi variazioni.
La nostra vita quotidiana invece si.

In qualche modo la reattività è la stessa: ma dove sono i pericoli reali?

Spunto di osservazione: quand'è l'ultima volta che sono andato in tensione forte per difendere una mia idea? Era proprio necessaria tutta quell'energia?

Buona vita

Federico

sabato 15 marzo 2008

Nelle terre selvagge...la vera libertà?

Ieri sera siamo andati a vedere il Film "Into the Wild", la storia di un ragazzo che stanco della falsità che regna nella sua vita, soprattutto nella sua famiglia, lascia tutto: famiglia, carriera, soldi, abitudini, comodità....e parte per l'Alaska a piedi.
E' una scelta radicale, perchè radicale è la sofferenza che lentamente riaffiora dal suo passato.
Durante il suo percorso in solitaria incontra delle belle persone, che lo amano da subito e che lui ricambia...ma poi riparte sempre per il suo viaggio.
Sviluppa consapevolezza, squarcia il velo di menzogna che avvolge la realtà, ma manca qualcuno con cui condividerla....Verso la fine del film scrive su un libro che "la felicità è reale solo se è condivisa" e suggella quest'ultima verità con una lacrima.

Perchè è rimasto solo: imprigionato ormai dalla sua stessa estrema ricerca di libertà. E' un paradosso, no?

Buona vita

Federico

giovedì 13 marzo 2008

Il bivio

Stasera risuona in me una frase che ho sentito dire a Tiziano Terzani in un'intervista
"Di fronte ad un bivio tra una strada che va in basso e una che va in alto...prendi quella che va in alto, ti troverai sempre bene".

Qual'è l'ultima volta che vi siete trovati di fronte a questo bivio?

Buona vita

Federico

lunedì 10 marzo 2008

Teatro di strada

Passando in macchina, in pochi secondi, vedo una scena doppia.
Sul marciapiede destro cammina un ragazzo, lo zaino in spalla e l'atteggiamento da duro.
Sul marciapiede sinistro un uomo passa con una donna, ride e gesticola con fermezza; ha l'aria di chi la sa lunga e lo vuole dimostrare.
A destra il ragazzo veste la maschera con incertezza, la maschera è ancora traballante e lascia trasparire il timore che c'è dietro.
A sinistra l'uomo ha la sicurezza dell'attore navigato, il suo personaggio è ormai saldo e la maschera ben fissata.
C'è stato un tempo in cui eravamo come il ragazzo e, nel tentativo di sembrare grandi, cercavamo le maschere giuste da indossare.
C'è un tempo in cui le maschere sono così fissate che si fa fatica a tirarle via, così abituate ad essere indossate che vengono su da sole, senza controllo: anzi il controllo ormai ce l'hanno loro.

Ci può essere un tempo in cui, liberi come bambini, ci divertiremo a scegliere che maschera indossare!

Buona vita

Federico:)

domenica 9 marzo 2008

Compliance is the illness. Not compliance is the safe.

La cultura fissa dei limiti e ogni cultura particolare fissa i propri limiti specifici. Ma che cosa si delimita? Utilizzerò la metafora della casa. La cultura è simile a una casa. All'interno della casa la gente si sente protetta dai muri, dal tetto e da altri confini che salvaguardano da sensazioni indesiderate. Nello stesso tempo gli spazi chiusi all'interno rappresentano un modo per amplificare le sensazioni che la gente vuole provare, come il calore di un camino o di contatti umani più intimi, il profumo di un piatto ben cucinato o la visione di un albero fiorito nell'atmosfera raccolta del cortile.
Le culture si differenziano per rigidità e nitidezza dei propri confini. La metafora della casa mi viene ancora in aiuto. Il cortile interno, comune a diverse civiltà fin dai tempi antichi, oppone al mondo esterno alte mura prive di finestre. Molte abitazioni e molti complessi residenziali tradizionali fanno una netta distinzione tra esterno e interno, facendo risaltare la loro funzione di rifugio. Al contrario, una casa moderna con ampie finestre panoramiche, porte scorrevoli di vetro, verande che danno su prati erbosi privi di recinzione, rammenta quasi in ogni istante agli occupanti l'esistenza di un mondo più ampio.
Ovviamente esistono anche culture che non hanno abitazioni o spazi appartati, ma come tutte le comunità anche queste sono dotate di codici e costruzioni morali che si adattano a questa metafora spaziale. I codici morali si differenziano quanto a rigidità, le costruzioni morali quanto a dimensioni, suddivisioni e gradi di apertura. Comunque, la loro fondamentale ragion d'essere è di definire e delimitare, di proteggere e accudire, in base al principio della reclusione.
L'ambivalenza culturale che permea mura e case sta appunto qui: le mura, che si propongono di tenere fuori i pericoli, finiscono per rinchiudere la gente all'interno, e le case, che rappresentano un rifugio sicuro, rischiano di trasformarsi in prigioni.
Come dicevo, ogni cultura particolare fissa i propri limiti specifici... facendoci anche credere e dire che ad un certo punto della nostra esistenza non sia più possibile migliorarsi, crescere, evolvere, magari per "raggiunta età" o per via di un certo passato turbolento o disonesto.
Credo nella continua e fattibile evoluzione dell'essere, in quanto essere vulnerabile e quindi bisognoso di migliorare se stesso e lo spazio in cui vive.
Certo, è un lavoro.
Difficile.
Richiede sforzo continuo.
E volontà.
E non ha una fine. Perchè un processo di crescita personale, per definizione, non finisce.
Ma il solo fatto di tentare ogni giorno questa esplorazione, è già una ricompensa.
Buon viaggio,
Franca

I vasi dell'imperatore

Una volta l'Imperatore della Cina, "Figlio del Cielo", ebbe in regalo cinquantacinque magnifici vasi di porcellana. Erano proprio stupendi e di grande valore. La tinta dominante era il blu, con quelle inimitabili sfumature violette che nelle contraffazioni non riescono mai! Una meraviglia...
L'Imperatore ne andava orgoglioso, tanto che fece persino costruire un palazzo per ambientare degnamente quei capolavori. E incaricò un Mandarino di prenderne cura: egli solo poteva toccare i vasi e spolverarli delicatamente.
"E guai a chi dovesse mai danneggiarli!" - disse severamente l'Imperatore nel dare la consegna - "Se qualcuno mi sfregia un vaso, gli taglio le mani, e se qualcuno dovesse romperne uno, allora lo pagherà con la testa!".
Il Mandarino ci mise tutto l'impegno, ma una sera andò a urtare in un vaso che cadde a terra e si spezzò. E l'indomani, rotolò a terra anche la testa del Mandarino.
Un secondo e un terzo custode subirono la stessa sorte.
I rischi di quell'incarico, evidentemente, erano superiori ai vantaggi; sì che nessuno a corte aveva più il coraggio di accettare un simile incarico.
Alla fine si presentò un vecchio saggio, arzillo e sorridente.
"Per me" - disse - "ho già ottant'anni e anche se mi va male, ci perdo poco".
Le sue maniere piacquero tanto all'Imperatore, che lo accettò, pur con le solite esortazioni e minacce.
Come ebbe ricevuto l'incarico, il vecchio si mise in azione: prese un grosso randello e con l'irruenza di un energumeno, menando colpi all'impazzata, in pochi istanti fracassò tutti i vasi, dal primo all'ultimo. Una montagna di cocci.
Fuori di sé per la collera, l'Imperatore gli si avventò contro: "Maledetto selvaggio, cos'hai fatto?"
"Figlio del Cielo" - rispose il vecchio saggio con imperturbabile calma - "ho salvato la vita a cinquantadue dei vostri migliori sudditi".
L'Imperatore tacque... pensò... poi comprese. E lo creò Mandarino.
(Storie di cento paesi, a cura di E. MARCOLINI)
Scegliere è difficile e doloroso - a volte -.
Altre volte invece, c'è solo un'unica scelta da operare.
Entrambe le situazioni hanno un comune denominatore: il rischio.
Rischiare è scegliere consapevolmente di fare uno sforzo.
Imparare a rischiare apre orizzonti inaspettati, e per un attimo, ma solo un attimo, ci lascia soli in mezzo a tanti.
Franca

giovedì 6 marzo 2008

Dedicata ad un amico

Un sentiero scosceso e scivoloso scendeva a strapiombo sul mare. Era scoppiato il temporale e la notte brontolava come un otre pieno. Io salivo con ostinazione verso Dio per chiedergli il perchè delle cose e farmi spiegare dove mi avrebbe condotto lo scambio che mi si era voluto imporre. Ma in cima al monte scoprii soltanto un pesante blocco di granito, e questo blocco era Dio.
"E' proprio Lui - dicevo tra me - immutabile e incorruttibile", poichè speravo ancora di non sprofondare nuovamente nella solitudine.
"Signore - gli dissi - istruiscimi. Ecco che i miei amici, i miei compagni, i miei sudditi, non sono più che burattini di legno per me. Io li tengo in mano e li faccio muovere a mio piacimento. Non è per il fatto che mi ubbidiscono, che mi tormento, poichè è bene che la mia saggezza scenda in loro. Ma per il fatto che sono diventati quel riflesso di specchio che mi rende più solo di un lebbroso. Se io rido, essi ridono. Se taccio, diventano tristi. E la mia parola che ben conosco, li riempie come il vento gli alberi. Sono solo a doverli saziare. Per me lo scambio non è più possibile poichè in questo colloquio smisurato sento ormai soltanto la mia voce che essi mi rimandano come echi agghiaccianti di un tempio. Per quale motivo l'amore mi fa paura e cosa mi devo aspettare da questo amore se non una moltiplicazione del mio io?"
Ma il blocco di granito, gocciolante pioggia lucente, rimaneva impenetrabile.
"Signore - gli dissi scorgendo un corvo nero sopra un albero vicino -, io mi rendo conto che il silenzio si addice alla tua Maestà. Tuttavia ho bisogno di un indizio. Quando avrò terminato la mia preghiera, ordina a quel corvo di volare via. Allora sarà come se un altro mi facesse un cenno, e io non sarò più solo al mondo. Sarò legato a te per mezzo di un cenno confidenziale, anche se oscuro. Io chiedo soltanto che mi sia rivelato che forse c'è qualcosa da capire".
Osservavo il corvo. Ma esso rimaneva immobile. Allora mi prostrai davanti alla roccia.
"Signore - gli dissi - tu hai certamente ragione. Non s'addice alla tua Maestà la sottomissione alle mie consegne. Se il corvo fosse volato via mi sarei rattristato ancora di più. Perchè un cenno simile avrei potuto averlo soltanto da un mio pari, quindi ancora da me stesso, come un riflesso del mio desiderio. E avrei incontrato nuovamente la mia solitudine".
Perciò, dopo essermi prostrato, tornai indietro. Ma accadde un fatto strano: alla mia disperazione subentrò una serenità inattesa e singolare. Affondavo nel fango della strada, mi scorticavo tra i rovi, lottavo contro le raffiche di vento, eppure in me si diffondeva una luce serena. Poichè non sapevo nulla ma non c'era nulla che potessi capire senza provare disgusto. Non avevo toccato Dio, poichè un dio che si lasci toccare non è più un dio; né se esaudisce le preghiere. Per la prima volta capivo che la grandezza della preghiera consiste in questo, nel rimanere senza risposta e nel non essere un vile commercio. Capivo che il noviziato della preghiera è il noviziato del silenzio e che l'amore inizia soltanto là dove non si attende più alcun dono in cambio. L'amore è innanzi tutto esercizio della preghiera e la preghiera è esercizio del silenzio.
Ritornai tra il mio popolo, circondandolo per la prima volta del mio amore fatto di silenzio, e stimolando le sue offerte fino alla morte, tanto essi erano ebbri delle mie labbra schiuse. Ero il pastore, il tabernacolo del loro cantico, il depositario dei loro destini, il padrone dei loro beni e delle loro vite, eppure nel mio orgoglio inflessibile ero più povero e più umile di loro. Sapevo bene che in questo scambio non potevo ricevere nulla. Essi divenivano in me, semplicemente, e il loro cantico si fondava sul mio silenzio. E attraverso me, io e loro, non eravamo più che una preghiera fondata sul silenzio di Dio.

(Antoine de Saint-Exupèry - Cittadella)
Difficile. E meravigliosa... .
Buone riflessioni,
Franca

mercoledì 5 marzo 2008

Pre-senza

Presso la gola di Lu, la grande cascata precipita per centinaia di metri e i suoi spruzzi sono visibili nel raggio di alcuni chilometri. In fondo, tra le acque vorticanti, non si vede una sola creatura vivente.
Un giorno Confucio si trovava nei pressi della sponda, quando scorse un vecchio che veniva sballottato di qua e di là dalla corrente. Chiamò i suoi discepoli e insieme accorsero per trarlo in salvo. Ma quando arrivarono, il vecchio era già uscito dall'acqua e camminava lungo l'argine canticchiando tra sé e sé.
Confucio gli corse dietro e lo raggiunse.
"Per sopravvivere ad una simile esperienza avrei detto che tu fossi uno spirito" - disse - "invece hai tutta l'aria di essere un uomo. Qual'è il tuo potere segreto?"
"Non ho alcun potere speciale" - rispose il vecchio - "ho cominciato a imparare in tenera età e crescendo, ho continuato ad esercitarmi. Ora sono certo di riuscire. Scendo insieme all'acqua e risalgo insieme all'acqua. La seguo, umilmente. Sopravvivo perchè non lotto contro il potere superiore dell'acqua. Tutto qui".
(dagli scritti di Chuang-tzu)
Imparare ad agire di concerto con la nostra essenza e con le leggi naturali che operano intorno a noi, agire insieme all'ordine naturale delle cose e seguire il principio del minimo sforzo.
Poichè segue questo principio, il mondo naturale non sbaglia.
Gli sbagli vengono commessi - o immaginati - dall'uomo, la creatura dotata di cervello sovraccarico che si stacca dalla rete di sostegno delle leggi naturali affannandosi troppo..... .
Dunque, non un procedere meccanico - che, in senso pratico, può significare fare a meno di interventi inopportuni, aggressivi o egoistici - bensì quello che si sviluppa da una sensibilità interiore per il ritmo naturale delle cose.... .
... ogni cambiamento nel modo di comprendere accompagna un cambiamento nel modo d’essere (fdm)... .
Franca

lunedì 3 marzo 2008

Corridoi profumati

Di sito in sito...
la Rete mi lascia lo strano sentimento del giammai esaurito...
qualcosa che sembra non avere fine...
un filare di anime che si perdono nell'orizzonte e brillano alla luce del sole calante.

Ogni pagina aperta mi porta in altre porte...
ogni stanza risuona di un eco lontana: qualcuno mi chiama.
Sento nel cuore profumo del passato, sapore di già vissuto...sentore di sogni arricciati.

C'è una voce dietro alle mie orecchie "Torna da me" mi dice.

Una stanza aspetta il mio ritorno.

La stanza da cui sono partito per questo viaggio e a cui voglio ritornare.

Buona vita

Federico

domenica 2 marzo 2008

Complesso o Complicato? La folla

Sabato sera.
Un momento di preghiera meditativa.
Dopo molto tempo, mi trovo ad ascoltare e a conversare con persone che, in qualche modo, mi sono care.
Tante presenze, tanti modi di essere, tante personalità.
La personalità non è mai semplice, nè a una dimensione; spesso sembra che una folla si nasconda nel cuore di un individuo. I greci credevano che le figure che popolano i sogni notturni fossero personaggi che, abbandonato il corpo del dormiente, uscivano nel mondo e vivevano le loro avventure, ritornando in esso prima del risveglio.
Nello strato più profondo del nostro cuore non c'è un io singolo, semplice, ma una galleria di io diversi che entrano in contraddizione e in conflitto tra di loro. Se queste contraddizioni le incontriamo a livello superficiale, questo può provocare una faida intestina che potrebbe perseguitarci per tutti i giorni della nostra vita.
Non possiamo dare forma concreta alla molteplicità di io che incontriamo nelle nostre più intime meditazioni e spesso, per questo motivo, diventa difficile esternare questa concretezza, darla ad altri in parole che non troviamo.
Forse abbiamo bisogno di sviluppare un nuovo senso della meravigliosa complessità dell'io.
Per evitare di cadere nella trappola della pigrizia che ci fa dire "non capisco".
Quando le persone scoprono la complessità - propria e altrui - si spaventano e, con il martello del pregiudizio, abbattono questo ricco paesaggio interiore fino ad appiattirlo; si conformano, si accontentano di andare d'accordo e smettono di essere presenze vive, persino per sè stessi.
Abbiamo bisogno di schemi di pensiero onesti e adatti a questa complessità.... .


(P.S. Complesso= insieme di più elementi, di più parti / Complicato=difficile da interpretare, che richiede impegno)
Buona Vita!
Franca