martedì 30 marzo 2010

La retromarcia dello stambecco

Stamattina nell'ufficio dell'ASL.
Avete presente quei testa a testa
dove gli stambecchi fanno a gara a chi ce l'ha più dura?

Ad un certo punto della discussione con il direttore sociale
mi sono reso conto che mi stavo sporgendo sul tavolo...
fra un po' la testata gliela tiravo veramente...

Brutta cosa l'orgoglio.
"C'ho ragione io"
grida lo stambecco che c'è in me.
E giù mazzate...

E pensare che basterebbe poco.
Basterebbe solo togliersi per un secondo,
fare un passo indietro.

"Wei Wu Wei"
dicono i cinesi
"la strategia dello sforzo inverso".

L'altro stambecco
burla giù dal dirupo,
e io m'accorgo che c'ho la testa proprio dura...

lunedì 29 marzo 2010

Speranza geometrica

Mentre tornavo dalla corsetta domenicale, ho visto tre aironi.

Volteggiavano sopra casa mia,
le ali aperte, immobili,
disegnando cerchi invisibili nel cielo.

Sullo sfondo, lontano,
delle linee bianche s'incrociavano.
Scie chimiche lasciate dai "nostri" aerei.

Quei segni che ho visto nel cielo mi hanno impressionato.
Da qualche tempo sto pensando che qualcosa cambierà,
ho la sensazione che la razza umana rischi di andare verso un punto di non ritorno.

Non so se sono vere le profezie che riempiono le riviste e i siti internet,
a volte mi sembrano vaneggiamenti di psicopatici...
di sicuro ci stiamo allontanando sempre più dall'ordine naturale
e questo porta conseguenze negative al nostro vivere.

I cerchi degli aironi sono radicalmente diversi dalle linee chimiche degli aerei.
E in qualche modo, che non so spiegare, quei cerchi mi hanno confortato.

C'è ancora una speranza per cambiare.

lunedì 22 marzo 2010

Homo faber fortunae suae?

Guardando al passato e cercando di ritrovare un filo conduttore delle mie azioni mi sono reso conto di questo:
la gran parte delle scelte della mia vita è stata determinata dal caso.

Mi sono raccontato più volte che una scelta l'ho fatta per una particolare ragione,
ma alla fine, messo di fronte alla scelta,
una combinazione di eventi casuali mi ha spinto ad andare da una parte o dall'altra.

Se le condizioni fossero state diverse? Sarebbe andata diversamente.

La scelta dell'università, per esempio. Il modo in cui ho trovato il lavoro. Dove ho "scelto" di vivere.

Privo di una rotta ben definita.
Privo di un timone per tenerla.
Preda dei flutti, insomma.

Poi ci sono alcune scelte (poche ma buone) che risplendono di luce.
Scelte che sento di avere ancorato a qualcosa di molto profondo.
Scelte che al cambiare del vento sono rimaste immutate.

La materia stabile dell'anima diventa centro magnetico per la vita.
Attira esperienze simili, porta a scoprire il proprio destino.
A trovare la chiave per aprire lo scrigno, nascosto in fondo al cuore.

Là dentro spero di trovare altri pezzi
di quel messaggio celeste
che riporta alla memoria il senso
della mia presenza su questa Terra.

giovedì 18 marzo 2010

Il sapore della comunità

Ricordo ancora quando, sui banchi dell’università, ascoltavo gli esimi professori parlare di domanda e offerta, di vincoli di bilancio e di curve di indifferenza.
Nella noia di quei pomeriggi milanesi, assediato dalla sonnolenza del dopo mensa, c’erano alcune immagini che riuscivano a suggestionare maggiormente la mia fantasia: una di queste era il famigerato "paniere di beni".

Il paniere doveva rappresentare un insieme di beni, essenziali o superflui, che l’individuo sceglieva in base alle sue preferenze, al costo sul mercato e ai soldi che aveva in tasca.
Nella mia mente lo immaginavo così: un individuo, senza volto, che teneva in grembo un paniere pieno di ogni ben di Dio; un individuo solo, con il suo bel paniere, in uno spazio vuoto. Un’immagine degna della scienza triste…

Col tempo mi sono reso conto che quell’immagine irreale forse descriveva alcuni aspetti della realtà. Me ne sono accorto non più sui banchi dell’università, ma tra i banchi del supermercato.

In quel tempo di mezzo che separa l’ufficio dalla cena, mi capita talvolta di andare a fare la spesa al supermercato: l’ora del single.
Mentre scorro veloce tra luci pompate e scritte suadenti, io e gli altri compagni di sventura ci trasformiamo, come per magia, nei consumatori senza volto che avevo immaginato anni fa.
C’è una sola differenza: il paniere ha quattro ruote.

La realtà è che potrei andare in giro con un sacchetto di carta in testa, quello coi buchi per gli occhi, e nessuno ci farebbe molto caso: l’importante è presentarsi col carrello pieno e la tesserina pronta.
“Ha la tessera soci?”
“carta o bancomat?”
“buona sera e arrivederci”.

Ho sentito così la necessità di trovare nuovi modi di consumare. E non parlo solo della modalità di produrlo, della qualità del bene: biologico, sano, giusto, locale… parlo anche della modalità di consumarlo. Il solo fatto di aggiungere altre persone all’immagine del consumatore solitario, di condividere quel paniere, aggiunge di per sé un bene, immateriale ma fondamentale: il bene relazionale.

È in quei momenti vitali di condivisione che mi tornano alla mente le parole sagge della nonna: “dove si mangia in due si mangia anche in tre”.

E, aggiungo io, dove si mangia in tre il piatto si può gustare anche di più.
Ha il sapore della relazione.

martedì 16 marzo 2010

La danza della falena

Qualche giorno fa mi son svegliato e c'era la neve.
Penso: niente auto = in ufficio a piedi.

Scopro come è diverso il camminare,
lascia il tempo dell'osservazione e aiuta a calmare la mente.
Spesso penso che sia indifferente usare l'auto,
invece il mezzo influenza il risultato.

La mia mente su un auto è portata alla velocità,
così come di fronte ad un computer.
Una velocità che si rivela spesso superficiale e inconcludente.

Come la danza della falena attorno alla luce.

Mi dico che vorrei un cambiamento,
che questa società è troppo veloce,
vorrei tornare alla natura...

La mente, presa nella morsa dei "grandi vorrei",
si stupisce della potenza dei "piccoli gesti".