martedì 1 aprile 2008

Spiritualità da gabinetto

Nel bagno del mio ufficio c'è un crocifisso appeso al muro.

Sono lì seduto di fronte a lui, nei miei cinque minuti canonici di "riflessione" lavorativa, e lo guardo.
E' un simbolo particolare, decisamente. Credo non siano molte le religioni che hanno come simbolo la sofferenza, la morte del loro Dio.
Ricordo una frase che mi è rimasta in testa fin da piccolo "Gesù è morto per noi, per la nostra salvezza". Non capivo bene il senso di quella frase, ma l'effetto immediato era uno: senso di colpa. Vedevo la faccia di Gesù sofferente e mi sembrava che dicesse "Guarda cosa mi tocca fare per te!"

Col tempo ho sentito parlare di sofferenza come qualcosa di positivo, come qualcosa di costruttivo: a patto che fosse una sofferenza volontaria e cosciente. Ma in quel caso si trattava dello sforzo di cambiare le vecchie abitudini, gli schemi mentali, di combattere contro quelle parti di me che mi allontanano dalla felicità: la sofferenza del cambiare.

Guardo ancora il crocifisso: adesso sembra aver cambiato volto. Sembra dire: "Fai come me! Molla tutto quello che non serve e la sofferenza si trasformerà in nuova vita". La resurrezione.

"Liberiamoci del superfluo!". Tiro lo sciacquone e sorrido.

Alla fine mi sento più leggero, perchè giù nello scarico c'è andata anche un po' di sofferenza.

Buona vita

Federico

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Federico,
quello che hai scritto oggi è meraviglioso... .
Grazie.

Anonimo ha detto...

..io ero il superfluo?..

Fede ha detto...

Dipende da chi "io" intendi : )

Comunque potresti essere superfluo nel senso di ciò che "scorre sopra": allora scorreresti via liscio su questo commento :)


Fede