venerdì 23 maggio 2008

Perde chi perdona?

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. Matteo 18, 21-22
Quando ero piccolo, e andavo a catechismo, mi ricordo che il prete insisteva molto sul perdono "quando qualcuno vi fa uno sgarbo bisogna perdonare" diceva. Al tempo l'ho capita così "non bisogna ribellarsi, stai calmo che va tutto bene". Perdoni a manetta, senza limiti.
Ho imparato bene sapete? Quando qualcuno mi faceva uno sgarbo lo perdonavo...
nel senso che stavo zitto. Fuori.
Ma dentro?
Dentro c'è un vulcano di insulti, di rancore, di pensieri continui... "perdono si, ma non dimentico".
Diventato grandicello ho smesso di frequentare il catechismo e i preti in genere, pensando che erano tutte parole vuote, e ho iniziato a ricercare i fatti, quelli che cambiano la vita.
Adesso, dopo anni, riprendendo in mano quel brano di vangelo ho scoperto che c'era una seconda parte ben più interessante: la parabola del servo disonesto. E ho scoperto che lì si spiegava come trasformare la parole in fatti: comprensione.
Il perdono è reale se c'è la comprensione. E comprensione vuol dire portare dentro di me quello che vedo fuori, rapportarlo con ciò che sono. Per far questo occorre che riesca a vedere me stesso onestamente, senza finzioni.
E allora se il mio collega Marco stamattina mi ha detto una bugia evidente per giustificare un errore, perchè devo incazzarmi?
Quante bugie ho detto nella mia vita? Se mi fa incazzare vuol dire che rispecchia qualcosa che ho dentro anch'io.
Comprendere mi permette di vedere me stesso nell'altro e allora il perdono non è più la falsa dimostrazione di buon cuore, ma diventa uno strumento di crescita per me e per l'altro.
Buona vita
Federico

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bella riflessione, bravo fede.
ci aggiungo solo un punto di vista, che mi ha sempre sconvolto: "perdono" come iper-dono, un dono grandissimo.
anche qui, nell'accezione reale di "dono": non regalo, trasferimento di qualcosa di superfluo da me a te, ma consapevole "dono" di qualcosa di me.
ti perdono perchè comprendo, vivo dentro di me questo fatto e di un po' di me ti faccio dono, e davvero in questo modo diventa occasione di crescita, per me e per te.
buon tutto
alberto

Fede ha detto...

Grazie del tuo dono :)