giovedì 6 marzo 2008

Dedicata ad un amico

Un sentiero scosceso e scivoloso scendeva a strapiombo sul mare. Era scoppiato il temporale e la notte brontolava come un otre pieno. Io salivo con ostinazione verso Dio per chiedergli il perchè delle cose e farmi spiegare dove mi avrebbe condotto lo scambio che mi si era voluto imporre. Ma in cima al monte scoprii soltanto un pesante blocco di granito, e questo blocco era Dio.
"E' proprio Lui - dicevo tra me - immutabile e incorruttibile", poichè speravo ancora di non sprofondare nuovamente nella solitudine.
"Signore - gli dissi - istruiscimi. Ecco che i miei amici, i miei compagni, i miei sudditi, non sono più che burattini di legno per me. Io li tengo in mano e li faccio muovere a mio piacimento. Non è per il fatto che mi ubbidiscono, che mi tormento, poichè è bene che la mia saggezza scenda in loro. Ma per il fatto che sono diventati quel riflesso di specchio che mi rende più solo di un lebbroso. Se io rido, essi ridono. Se taccio, diventano tristi. E la mia parola che ben conosco, li riempie come il vento gli alberi. Sono solo a doverli saziare. Per me lo scambio non è più possibile poichè in questo colloquio smisurato sento ormai soltanto la mia voce che essi mi rimandano come echi agghiaccianti di un tempio. Per quale motivo l'amore mi fa paura e cosa mi devo aspettare da questo amore se non una moltiplicazione del mio io?"
Ma il blocco di granito, gocciolante pioggia lucente, rimaneva impenetrabile.
"Signore - gli dissi scorgendo un corvo nero sopra un albero vicino -, io mi rendo conto che il silenzio si addice alla tua Maestà. Tuttavia ho bisogno di un indizio. Quando avrò terminato la mia preghiera, ordina a quel corvo di volare via. Allora sarà come se un altro mi facesse un cenno, e io non sarò più solo al mondo. Sarò legato a te per mezzo di un cenno confidenziale, anche se oscuro. Io chiedo soltanto che mi sia rivelato che forse c'è qualcosa da capire".
Osservavo il corvo. Ma esso rimaneva immobile. Allora mi prostrai davanti alla roccia.
"Signore - gli dissi - tu hai certamente ragione. Non s'addice alla tua Maestà la sottomissione alle mie consegne. Se il corvo fosse volato via mi sarei rattristato ancora di più. Perchè un cenno simile avrei potuto averlo soltanto da un mio pari, quindi ancora da me stesso, come un riflesso del mio desiderio. E avrei incontrato nuovamente la mia solitudine".
Perciò, dopo essermi prostrato, tornai indietro. Ma accadde un fatto strano: alla mia disperazione subentrò una serenità inattesa e singolare. Affondavo nel fango della strada, mi scorticavo tra i rovi, lottavo contro le raffiche di vento, eppure in me si diffondeva una luce serena. Poichè non sapevo nulla ma non c'era nulla che potessi capire senza provare disgusto. Non avevo toccato Dio, poichè un dio che si lasci toccare non è più un dio; né se esaudisce le preghiere. Per la prima volta capivo che la grandezza della preghiera consiste in questo, nel rimanere senza risposta e nel non essere un vile commercio. Capivo che il noviziato della preghiera è il noviziato del silenzio e che l'amore inizia soltanto là dove non si attende più alcun dono in cambio. L'amore è innanzi tutto esercizio della preghiera e la preghiera è esercizio del silenzio.
Ritornai tra il mio popolo, circondandolo per la prima volta del mio amore fatto di silenzio, e stimolando le sue offerte fino alla morte, tanto essi erano ebbri delle mie labbra schiuse. Ero il pastore, il tabernacolo del loro cantico, il depositario dei loro destini, il padrone dei loro beni e delle loro vite, eppure nel mio orgoglio inflessibile ero più povero e più umile di loro. Sapevo bene che in questo scambio non potevo ricevere nulla. Essi divenivano in me, semplicemente, e il loro cantico si fondava sul mio silenzio. E attraverso me, io e loro, non eravamo più che una preghiera fondata sul silenzio di Dio.

(Antoine de Saint-Exupèry - Cittadella)
Difficile. E meravigliosa... .
Buone riflessioni,
Franca

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